Tunisia, aumentano i cristiani. Ma sono sempre ostacizzati

di Enrico Casale
Fedeli cristiane
La cattedrale di Tunisi

La cattedrale di Tunisi

Erano nove e sono stati fermati da ufficiali dei reparti antiterrorismo. Non erano pericolosi salafiti, né delinquenti comuni. Erano nove ragazzi tunisini la cui unica colpa era quella di essere diventati cristiani. Gli agenti li hanno accusati di essersi convertiti e hanno minacciato di arrestarli se non avessero rinunciato alla loro fede. Il caso ha fatto scandalo in Tunisia, Paese al 99% musulmano, ma che dai giorni dell’indipendenza si fa vanto di rispettare le diverse fedi religiose, tanto che la stessa Costituzione riconosce la libertà di culto. I cristiani però continuano a essere ostracizzati. «Temiamo i salafiti – ha dichiarato al periodico «Jeune Afrique», Anes, 23 anni, cristiano -, ma anche i rappresentanti delle forze dell’ordine, che dovrebbe sostenere la libertà di coscienza e invece sono tra quelli che ci attaccano in modo più subdolo. Molti loro pensano che noi siamo minacciosi».

Attualmente, in Tunisia, i cristiani sono circa 20mila (su 12 milioni di abitanti), la maggior parte di essi è straniera. I matrimoni e i battesimi si contano sulle dita di una mano. Dopo la stagione delle Primavere arabe, con la fine del regime oppressivo di Ben Ali, si è però registrato un picco di conversioni. Negli ultimi cinque anni sono stati più di mille, in gran parte giovani, a lasciare l’Islam per abbracciare il Cristianesimo. Sono conversioni che avvengono in segreto perché alle confessioni cristiane, in base a una legge del 1964, è proibito il proselitismo. Rimane il fatto che aumenta il fascino per la fede in Gesù. «Non ho nulla contro l’Islam – ha detto Amel a “Jeune Afrique” -, ma mi affascina l’approccio individuale del Cristianesimo e, soprattutto, il concetto di perdono».

Musulmani e cristiani in preghiera per le vittime dell'Isis

Musulmani e cristiani in preghiera per le vittime dell’Isis

Anche se non è tutto oro quello che luccica. A volte dietro le conversioni si nasconde un interesse economico. Alcuni fedeli infatti lasciano l’Islam per riuscire ad accedere ai cospicui aiuti materiali che le Chiese, soprattutto quelle protestanti di indirizzo pentecostale, offrono ai loro seguaci. Il rischio è reale anche perché tra le Chiese riformate il battesimo viene concesso in breve tempo a chi ne fa richiesta. Più complicate le conversioni al cattolicesimo. La Chiesa di Roma chiede infatti ai neocattolici un periodo di preparazione al battesimo che varia tra i 4 e i 5 anni. Un modo per distinguere fede e malafede.

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