Due agenti di polizia tunisini sono stati giudicati colpevoli e condannati a sette anni di prigione per stupro, in un caso che aveva destato clamore perché la vittima era inizialmente stata accusata di comportamento immorale. A un terzo poliziotto sono stati inflitti due anni di carcere per avere estorto denaro al fidanzato della 27enne. L’aggressione avvenne nel settembre 2012, quando gli agenti si avvicinarono alla coppia, che era nella sua auto. Due poliziotti violentarono a turno la donna, allora 27enne, mentre il terzo teneva lontano il fidanzato. Dopo le violenze il terzo agente costrinse l’uomo a prelevare del denaro a uno sportello automatico e a consegnargli i soldi.
Inizialmente la donna venne accusata di avere violato le leggi tunisine sulla moralità, rischiando il carcere per “offesa al pudore”, e ciò suscitò accese proteste. Il caso finì sotto i riflettori anche a livello internazionale, come segnale degli attesi progressi nei diritti delle donne dopo la fine della dittatura nel 2011. Le accuse vennero poi fatte cadere e la vittima in seguito ha pubblicato un libro, intitolandolo ‘Colpevole di essere stata stuprata’. Lo ha firmato con lo pseudonimo Mariam, già usato in tribunale.
L’avvocato difensore della donna, l’attivista per i diritti umani Radhia Nasraoui, ha criticato le pene inflitte ai poliziotti definendole troppo lievi. “E’ scandaloso. Hanno negato tutto. Sono arrivati a dire che lei abbia fatto loro elle avances”, ha dichiarato. Intanto, fuori dal tribunale gruppi di donne hanno manifestato a sostegno della vittima, chiedendo che lo Stato agisca contro le violenze di genere. Tra loro c’era anche Amina Sboui, ex attivista delle Femen. Dopo che la nuova Costituzione in Tunisia è stata approvata quest’anno, la condizione delle donne nel Paese potrebbe migliorare e i loro diritti potrebbero essere più tutelati. La Carta sancisce infatti l’uguaglianza tra uomini e donne davanti alla legge e prevede che il governo si impegni a proteggerle. – LaPresse/AP