I colloqui tripartiti in merito alla diga sul Nilo in costruzione in Etiopia tra i governi del Cairo, Addis Abeba e Khartoum ricominceranno a partire dal prossimo 26 agosto con un incontro di due giorni, che si terrà con ogni probabilità nella capitale sudanese, tra i ministri responsabili delle Risorse idriche dei tre Paesi.
A dirlo all’agenzia di stampa turca Anadolu è stato il direttore generale del Dipartimento sui fiumi frontalieri e trans-frontalieri del ministero etiope dell’Acqua, Fekahmed Negash.
I colloqui si svolgeranno nell’ambito del Comitato tripartito istituito tra i tre Paesi nel 2011, ma i cui incontri erano stati sospesi questo gennaio in seguito al deteriorarsi delle relazioni tra Egitto ed Etiopia.
Negash ha specificato che i colloqui riprenderanno “là dove erano stati lasciati al momento della loro interruzione, cioè sulle modalità di creare un gruppo di lavoro che conduca due diversi studi sui possibili impatti della diga”.
I due studi, ha aggiunto il funzionario governativo etiope, comprenderanno un modello di simulazione idrologica e una valutazione d’impatto sociale, economico e ambientale.
La diga, che è in fase avanzata di costruzione da parte dell’azienda italiana Salini sul Nilo Azzurro, ha un costo stimato in 4,7 miliardi di dollari e sarà con i suoi 5000 megawatt di potenza (il triplo di quanto previsto per Gibe III, sul fiume Omo al confine con il Kenya) la più grande centrale idroelettrica d’Africa.
A separare i paesi (soprattutto Etiopia ed Egitto) era in particolare la decisione su quale accordo internazionale dev’essere preso in considerazione riguardo la suddivisione delle quote d’acque spettanti a ciascun paese del bacino del Nilo.
L’Egitto farebbe infatti riferimento ad un accordo siglato nel 1959 con il Sudan che assegna al Cairo più dei due terzi dell’intera portata d’acqua del Nilo. Addis Abeba ha invece sempre ribadito come punto di partenza dei negoziati l’accordo siglato ad Entebbe nel 2011 con Kenya, Uganda, Rwanda, Tanzania e Burundi – ma duramente respinto da Egitto e Sudan – che rivede le quote in modo maggiormente favorevole ai paesi presenti nel corso inferiore del fiume. – Atlasweb