Dieci anni di crisi politico-militari ridotte a tre settimane di udienze pubbliche, concluse con 80 racconti di testimoni di fronte alla Commissione dialogo, verità e riconciliazione (Cdvr), presieduta dall’ex primo ministro Charles Konan Banny. Le udienze erano cominciate l’8 settembre, quale punto d’arrivo della raccolta di 64.000 testimonianze ai quattro angoli del Paese del cacao, ma alla fine solo 80 persone, tra vittime e autori di crimini, sono state ascoltate pubblicamente nell’ultimo periodo.
Il mandato ufficiale della Cdvr – istituita dal governo nel settembre 2011 per favorire la coesione sociale dopo due lunghe crisi armate e politiche (2002-2011) – è terminato lo scorso fine settimana.
Lo stesso Banny si è detto “disgustato” e “scioccato” di fronte alle “abominazioni descritte, un vero e proprio museo nazionale degli orrori”. Il presidente della Cdvr si è tuttavia detto “fiducioso” per il futuro della nazione, auspicando che “al di là delle emozioni provocate dai racconti delle vittime, nascano nuovi comportamenti per edificare un paese nel quale la violenza sarà assente”.
Ma oggi sulla stampa ivoriana, che rilancia commenti di difensori dei diritti umani e semplici cittadini, piovono commenti negativi e critiche nei confronti dell’operato della Commissione, definita “un’enorme occasione persa”. Sia per il numero irrisorio di testimoni pubblicamente sentiti che per la mancata diffusione dei racconti da parte delle emittenti ivoriane. Sulla carta le testimonianze filmate avrebbero dovuto essere diffuse dalla televisione nazionale Rti, ma ciò non si è ancora verificato: nessuna immagine e nessuna registrazione audio, in assenza di copertura mediatica dell’iniziativa.
“Purtroppo è un lavoro che non avrà alcun impatto concreto. La catarsi che ci si aspettava facendo parlare le vittime non si è verificata, in assenza di adesione popolare. La Cdvr avrebbe dovuto mettere la riconciliazione al centro delle nostre preoccupazioni ma non lo ha fatto” ha detto Yacoubia Doumbia, esponente del Movimento ivoriano dei diritti umani.
La Commissione ha inoltre visto le sue attività procedere a rilento e con grande difficoltà logistiche e organizzative sul terreno anche a causa, secondo alcuni, di risorse insufficienti. Il suo intento era quello di adattare alla realtà ivoriana la giustizia tradizionale già applicata nel Sudafrica post-apartheid.
L’ultima crisi scaturita dal braccio di ferro elettorale tra l’ex presidente Laurent Gbgabo e il suo successore, l’attuale capo di stato Alassane Dramane Ouatarra, ha causato più di 3000 vittime tra dicembre 2010 e la primavera 2011. La Costa d’Avorio tornerà alle urne per le presidenziali nel 2015. – Misna