“A differenza di molte cose altre cose che vengono piantate nel deserto, il festival del cinema FiSahara ha messo radici e continua a crescere e prosperare”: così la stella del cinema spagnolo e attivista per i diritti dei Sahrawi, Javier Bardem ha descritto il successo del festival cinematografico più remoto al mondo, quello che si tiene ogni anno tra i campi profughi del Sahara Occidentale.
Giunto alla sua undicesima edizione, il Festival Internazionale del Cinema del Sahara, il cui programma è stato annunciato questa settimana, si svolgerà dal 29 aprile al 4 maggio nel profondo del deserto algerino. All’evento parteciperanno attori, registi e cinefili, che saranno ospitati nelle case dei sahrawi nel campo profughi di Dakhla. Con temperature che raggiungono oltre i 30 gradi, la maggior parte delle attività sono previste per la mattina e nel tardo pomeriggio con proiezioni che si svolgono dopo il tramonto. I film saranno proiettati su uno schermo attaccato al lato di un tir a rimorchio.
La sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla situazione del Sahara Occidentale è parte della ragion d’essere del festival: “il contributo di FiSahara al popolo saharawi è enorme – spiega Jadiya Hamdiministro della Cultura del governo sahrawi – poiché apre molte finestre al mondo sulle nostre vite e la nostra lotta per l’autodeterminazione”.
I negoziati per una soluzione diplomatica del conflitto nel Sahara Occidentale – ex colonia spagnola occupata militarmente dal Marocco nel 1975 – sono in stallo: le autorità marocchine sono disposte a concedere alle popolazioni del territorio, ricco di fosfati, un’ampia autonomia regionale, mentre il Fronte Polisario, (Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro) sostenuto dall’Algeria, chiede in ottemperanza delle risoluzioni Onu lo svolgimento di un referendum per l’autodeterminazione. – Misna