Scadono oggi gli ultimatum dati al presidente Mohammed Morsi e ai partiti politici egiziani. Il primo è quello di Tamarod (ribellione in arabo), il movimento che ha organizzato le ultime manifestazioni antigovernative e che chiede le dimissioni del capo di Stato. Il secondo lo ha dato l’esercito ai partiti perché trovino una soluzione alla crisi, ma secondo molti osservatori l’ultimatum anche in questo casi è rivolto a Morsi. egittoproteste
Comunque vada, Morsi ne esce indebolito e occorrerà aspettare e vedere i prossimi sviluppi. Intanto, si contano le vittime (16 finora) e i danni causati da scontri ed episodi di sciacallaggio. A fare le spese della furia della piazza è stato anche l’edificio che ospita il quartier generale dei Fratelli musulmani, il movimento di Morsi.
Il capo dello Stato ieri ha dovuto incassare anche le dimissioni di cinque ministri (nessuno appartenente però al suo movimento) ed è comunque uscito indebolito da una situazione che ancora una volta ha visto l’esercito scendere in campo con tutto il suo peso.
Pur sostenendo di non voler entrare nell’agone politico, l’esercito lo ha fatto a suo modo, affermando di voler evitare che il paese precipiti nel caos ed elogiando i manifestanti che, in larga misura (in piazza sono scesi in milioni) sono stati pacifici.
Per l’Egitto la stabilità sembra dunque ancora lontana con conseguenze sulla sua economia che già stava faticando a riprendere i ritmi precedenti la rivoluzione anti-Mubarak. A pesare è anche il crescente numero di disoccupati, aumentati costantemente negli ultimi due anni. * Maria Scaffidi – Atlasweb