Decima edizione per il Festival Timitar di Agadir, in Marocco. Quattro giorni di musica che attirano almeno un milione di spettatori. Un modo per diffondere i contenuti della cultura berbera o Amazigh, ancora non pienamente riconosciuti. Solo di recente, ad esempio, il berbero ha ottenuto lo status di lingua ufficiale.
Brahim El Mazned è uno dei direttori artistici: “Il festival è nato per difendere l’Amazigh, ma è anche una vetrina per altre culture”.
E il suo omologo Khalid Bazid aggiunge: “La nostra è una missione di pace, di apertura. La musica Amazigh accoglie le musiche del mondo. Siamo un crocevia culturale”.
Fra gli ospiti più illustri, il celebre musicista e cantante libanese Marcel Khalife. La sua opera fonde insieme i ritmi tradizionali arabi e quelli occidentali. Khalife ha cantato canzoni nazionaliste e rivoluzionarie, dedicando il suo concerto al poeta palestinese Mahmud Darwish. Un progetto, quello dell’artista di Beirut, ben ancorato nella realtà sociale:
“In Marocco esistono tante culture diverse e nella musica c‘è tutto: l’Oriente, l’Occidente, il folklore, il jazz, i ritmi africani…c‘è tutto, in modo tale che il viaggio ci porti più lontano, verso l’orizzonte, verso la luce, e bisogna andarci tutti insieme”.
Al Festival Timitar c‘è spazio anche per il rock fusion di Med Jbara, originario proprio di Agadir. Autodidatta della chitarra elettrica, oggi Jbara è considerato come un pioniere della nuova scena musicale marocchina:
“Il mio rock è come quello internazionale, ma lo arricchisco di melodie marocchine, gnaoui, raï o chaabi. Siamo qui per rappresentare la musica contemporanea marocchina che parla anche di pace nel mondo e di fraternità. Il rock piace a tutti, è un mezzo di espressione molto forte”.
Sulla scena di Agadir si possono fare incontri inusuali come quello con il punk rock mongolo della Hanggai band. Il gruppo viene da Pechino, suona un rock duro utilizzando però tradizionali strumenti a corde mongoli.
Ecco invece qualcosa di più familiare, per un orecchio occidentale, i Blues Brothers, proprio quelli del mitico film di John Landis. Ogni tanto i musicsti accettano di partecipare a qualche festival, come questo di Agadir. Il musicista Steve Cropper ricorda bene i tempi con Dan Aykroyd e John Belushi:
“Ogni volta che entravamo in studio era come andare alla messa la domenica. Chiudevamo la porta e dimenticavamo tutto il resto. Suonando perdevamo anche la nozione del tempo, ci divertivamo un mondo….Un saluto agli amici di Euronews da Steve Cropper, il chitarrista dei Blues brothers. Venite a trovarci!”
Il gruppo ha rispolverato le vecchie canzoni del musical, sempre molto popolari, interpretando anche pezzi nuovi. Un mix che ha entusiasmato il pubblico.
Tommy McDonnell, ha sostituito lo scomparso John Belushi: “Questa è la musica con cui sono cresciuto. È un onore per me salire sul palco con i ragazzi che l’hanno scritta”.
Altro genere, Khaled è una vera star del raï. Nel mondo arabo la sua popolarità è immensa. 200mila persone hanno assistito al suo concerto nella Piazza Al Amal, altre migliaia lo ascoltavano dalle strade vicine.Sul palco, Khaled si è messo sulle spalle una bandiera berbera.
“Questo festival ha un ruolo importante per l’identità berbera – dice il nostro inviato Wolfgang Spindler – La parola d’ordine è: “Ima Ziren”, che significa lunga vita ai ai berberi”. – Euronews