Proseguirà per alcune settimane il passaggio di consegne tra i soldati della Missione di consolidamento della pace in Centrafrica (Micopax) e i caschi verdi dell’Unione Africana (Ua), alla guida della Missione internazionale di sostegno al Centrafrica (Misca). Lo ha annunciato la rappresentante speciale dell’Ua a Bangui, Hawa Ahmed Youssouf, proprio nel giorno in cui, ieri, la Misca ha cominciato a sostituirsi alla missione dispiegata dal 2008 dai paesi dell’Africa centrale. Il mandato dei caschi verdi consiste nel ristabilire e consolidare l’autorità dello Stato su tutto il territorio nazionale ma anche nel proteggere i civili, nel riformare l’esercito centrafricano e nel facilitare la distribuzione degli aiuti umanitari. La Misca sarà costituita da 3652 uomini messi a disposizione da Camerun, Congo, Gabon e Ciad.
A quattro mesi dal colpo di stato con il quale, lo scorso 24 marzo, i ribelli della coalizione Seleka hanno destituito l’ex presidente François Bozizé e portato al potere Michel Djotodia, le autorità di transizione non sono riuscite a ristabilire l’ordine e la sicurezza nella capitale Bangui e nei principali capoluoghi centrafricani. Non ha ancora portato i suoi frutti il processo di disarmo dei combattenti avviato nelle ultime settimane: la Seleka, per lo più costituita da miliziani ciadiani e sudanesi, continua a seminare violenza ai danni dei civili.
“La popolazione centrafricana vive in uno stato di paura permanente” ha deplorato il vice segretario Onu per i diritti umani, Ivan Simonovic, al termine di una visita ufficiale di quattro giorni nell’ex-colonia francese. “Il governo di transizione rimane molto debole. Anche se a Bangui la situazione è lievemente migliorata, lo Stato non esiste fuori dalla capitale – ha proseguito Simonovic – La sicurezza è praticamente inesistente, non c’è polizia, non c’è sistema giudiziario né servizi sociali”. II dirigente Onu ha poi espresso “preoccupazione” per il numero importante di ribelli Seleka che “non ricevono alcun stipendio e hanno eretto delle barricate, saccheggiano le case e sopravvivono col racket”. In Centrafrica le scuole sono chiuse dallo scorso dicembre, quando è cominciata la crisi armata, e si sono moltiplicati i casi di esecuzioni sommarie e di violenza sessuale ai danni delle donne. A Bambari, la terza città del paese, circa 385 km a nord-est di Bangui, sarebbe stata rinvenuta una fossa comune di civili e militari, il cui numero va accertato.
Denunciando “un livello di violenza e di distruzione senza precedente”, il rappresentante Onu ha criticato “il manco di attenzione dei media e della comunità internazionale” nei confronti della crisi centrafricana. Dalla vicina Repubblica del Congo, il ministro degli Esteri Basile Ikouebé ha annunciato che 5000 centrafricani fuggiti nei mesi scorsi hanno ottenuto lo statuto di rifugiati. – Misna