È ampiamente in testa nella corsa alla presidenza dello Zimbabwe il capo di Stato uscente Robert Gabriel Mugabe, che continua a godere di un vasto e incondizionato sostegno nelle zone rurali e tra le classi più popolari del paese.
Secondo i dati diffusi dalla Commissione elettorale giovedì notte, Mugabe ha ottenuto finora 26 dei 28 seggi parlamentari annunciati.
Lo Zimbabwe Africa National Union — Patriotic Front (Zanu-PF), il partito di maggioranza guidato da Mugabe, ha vinto tutti gli 11 seggi nella Provincia Mashonaland West e tutti I 15 seggi della provincia di Masvingo, perdendo invece 2 seggi a Bulawayo (seconda città del paese) in favore del partito di opposizione Movement for Democratic Change (MDC-T) guidato dal primo ministro Morgan Tsvangirai.
Questi primi dati esemplificano bene una tendenza rimasta costante negli ultimi anni e mai realmente compresa (o accettata) dalle opposizione e da alcuni osservatori esterni: “se le città, con la voglia di cambiamento dei giovani e le spinte al rinnovamento di classi medie e istruite, rappresentano spesso le roccaforti dell’opposizione, le campagne, le zone rurali, le aree più semplici (che sono anche la pancia del paese) preferiscono votare per la continuità, ribadendo la fiducia al partito che ha portato il paese all’indipendenza”, come spiega ad Atlas un osservatore elettorale dell’Africa australe che chiede di restare anonimo.
Ecco quindi che le parole contenute nella nota diffusa dal partito di Tsvangirai (apparso a una conferenza stampa visibilmente irritato per l’esito delle urne che col passare delle ore si va definendo) hanno il sapore di un copione già recitato.
“Le elezioni sono state pesantemente manipolate. La credibilità è stata segnata da violazioni amministrative e legali che affettano la legittimità del suo risultato. Dal nostro punto di vista queste elezioni sono illegittime” ha detto Tsvangirai affidando la sua denuncia a un testo scritto.
Tuttavia, almeno I resoconti preliminari diffusi dalle due principali missioni di osservazione elettorale che hanno seguito il voto – quella dell’Unione Africana e quella della Comunità di Sviluppo dei paesi dell’Africa australe (SADC) – sembrano smentire lo storico avversario di Mugabe, raccontando un’altra elezione rispetto a quella dipinta dall’opposizione.
Secondo l’ex-presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, capo della missione dell’Unione Africana, le elezioni in Zimbabwe sono state un successo e “i piccoli incidenti registrati non sembrano poter invalidare il voto o distorcere la possibilità che il risultato delle urne rifletta la volontà della gente”.
Tono simile anche quello usato dalla presidente della Commissione elettorale namibiana, Notemba Tjipueja, a capo della missione della SADC, che ha definito il processo elettorale “credibile”. * Ernesto Sii – Atlasweb