02/09/13 – Centrafrica – Seleka evacuati da Bangui, ma altrove e’ una “giungla”

di AFRICA

“Vi chiedo di riprendere il vostro lavoro per garantire la sicurezza delle persone e dei beni. Nel contesto attuale la sicurezza è una priorità per il nostro governo”: lo ha detto il primo ministro Nicolas Tiangaye mentre da alcuni giorni sono in corso operazioni di evacuazione dei combattenti della Seleka dalle caserme e posti di polizia di Bangui occupati dai ribelli che, a cinque mesi dal colpo di stato, continuano a commettere violenze e saccheggi su vasta scala ai danni dei civili. Se nella capitale si potrebbe arrivare a un progressivo ritorno alla normalità, anche grazie alla presenza della Forza africana in Centrafrica (Misca) e al ridispigamento di poliziotti e gendarmi, la situazione rimane precaria nelle regioni nord-occidentali e nord-orientali, confinanti con Camerun e Ciad.

“Ogni volta che arrivano in sella a motociclette la gente va a nascondersi e mette il bestiame al riparo. Accade da luglio, quando vengono da queste parti per portarci via tutto. I ribelli hanno già portato via centinaia di capi di bestiame. Quando uno cerca di bloccarli mette a rischio la propria vita. Se intervieni muori per niente” hanno denunciato alcuni abitanti della regione di Markounda (nord-est). Fatti simili vengono commessi in totale impunità anche nelle zone di Bozoum, Paoua, Bossangoa e Kabo, come denunciato dalla Rete dei giornalisti per i diritti umani in Centrafrica (Rjdh), che auspica “un intervento delle autorità e delle forze di sicurezza anche nelle zone più remote e dimenticate per liberare la gente dalla Seleka che continua a dettare legge”.

Dall’offensiva, cominciata nel dicembre 2012, al colpo di stato dello scorso 24 marzo, la ribellione – in partenza circa 2000 uomini – ha reclutato migliaia e migliaia di combattenti tra i gruppi più marginalizzati della società centrafricana che oggi vivono alle spalle della gente, saccheggiando e uccidendo senza scrupoli. A questi si aggiungono numerose truppe originarie dalla regione sudanese del Darfur e dal Ciad, anch’esse con responsabilità dirette nell’attuale caos.

Al problema del disarmo della Seleka e della riorganizzazione delle forze di sicurezza centrafricane, si somma quello del vecchio esercito del presidente destituito François Bozizé. Temendo una possibile invasione di circa 800 soldati, l’esercito del confinante Camerun ha rafforzato il suo dispositivo di sicurezza a Borongo, per bloccare i militari allo sbando che cercano di raggiungere Bertoua, capoluogo della regione orientale. Pochi giorni fa le autorità di Yaoundé hanno chiuso le frontiere con il Centrafrica dopo l’uccisione di un ufficiale di polizia da parte di un soldato ribelle. Anche i trasportatori camerunesi denunciano abusi, racket e attacchi subiti lungo la strada tra Douala e Bangui, in presenza di esponenti della Seleka che hanno eretto posti di blocco. – Misna

 

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