I tre principali dirigenti e partiti del Lesotho hanno raggiunto un accordo politico e si sono impegnati a “lavorare insieme per il ritorno della stabilità”: lo ha riferito il sito d’informazione sudafricana News 24. La ‘road map’ delineata a Pretoria, con la mediazione della Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc), dovrebbe porre fine a giorni di incertezza, dopo il presunto colpo di stato a Maseru dello scorso fine settimana.
Il primo ministro ‘destituito’ Thomas Thabane, il suo vice Mothetjoa Metsing e il leader del terzo partito della coalizione al governo, il ministro dello Sport Thesele Maseribane hanno trovato una posizione comune, dopo pesanti accuse e tensioni tra le varie componenti che si contendono il potere.
In base all’accordo il primo ministro Thabane dovrebbe ritornare nelle prossime ore a Maseru, accompagnato da una missione di osservazione della Sadc per essere re-insediato alla guida dell’esecutivo. La missione regionale avrà come mandato di “aiutare a ristabilire la stabilità e la sicurezza” nel piccolo regno dell’Africa australe. I partiti al potere hanno inoltre deciso di revocare la sospensione del parlamento: una decisione contestata presa lo scorso giugno dallo stesso Thabane per evitare una mozione di sfiducia nei suoi confronti.
A dubitare della prossima attuazione dell’intesa politica conclusa in Sudafrica è Tlohang Sekhamane, capo del Congresso democratico del Lesotho (Lcd, opposizione), secondo cui “ormai Thabane non rappresenta più la maggioranza in parlamento e alla prima occasione verrà nuovamente destituito”.
Intanto “a Maseru la situazione è stabile. Negozi e scuole sono aperti. La gente va a lavorare regolarmente. Siamo in attesa del rientro da Pretoria dei dirigenti del governo di coalizione che dovranno rimettersi al lavoro per il bene comune del paese” ha detto alla MISNA padre Dino Miotto, missionario salesiano contattato nella capitale.
Ma in Lesotho, dove ieri si sono nuovamente registrati colpi d’arma da fuoco sporadici e black-out, permane ancora una certa confusione alimentata da tensioni storiche tra esercito e polizia, ma anche divisioni tra militari. Dopo l’attacco contro la principale caserma della polizia da parte dell’esercito, sabato scorso, e il disarmo forzato di alcuni agenti, per le strade di Maseru circolano pochi uomini in divisa. Poliziotti e soldati sono rimasti nelle rispettive caserme. Thabane ha accusato l’esercito di aver attuato un “colpo di stato” a favore del suo vice Metsing, ma i vertici militari hanno formalmente respinto questa versione dei fatti, puntando invece il dito contro la polizia per “aver armato alcuni militanti politici”. Nel presunto colpo di stato, secondo alcune fonti locali, sarebbe anche coinvolto il principale partito di opposizione, il Congresso democratico del Lesotho. A contendersi la guida delle Forze di difesa del Lesotho sono il luogotenente generale Tlali Kamoli – caduto in disgrazia presso Thabane – e il suo sostituto fresco di nomina, il generale Maaparankoe Mahao, fuggito anche lui in Sudafrica dopo essere rimasto vittima di un tentato omicidio lo scorso fine settimana. Ad oggi non è chiaro quale dei due sia in carica. – Misna