Una nuova ‘giornata dell’ira’ in Egitto ha provocato la morte di almeno 17 manifestanti, molti dei quali uccisi da colpi d’arma da fuoco, e decine di feriti in varie città del Paese. E’ il bilancio provvisorio fornito dalla coalizione dei pro-Morsi, che aveva annunciato ieri proteste senza interruzione da oggi fino all’8 gennaio. In quel giorno è prevista la seconda udienza del processo nel quale il presidente deposto, il fratello musulmano Mohamed Morsi, sarà giudicato con altre persone per la morte di manifestanti nel dicembre 2012.
Le fonti di governo, d’altra parte, non confermano per ora il bilancio così alto, ma il ministro dell’Interno fa sapere che fino al pomeriggio erano stati arrestati in tutto il Paese 122 aderenti ai Fratelli Musulmani – l’organizzazione dichiarata ‘terroristica’ qualche giorno fa – trovati in possesso di armi di ogni tipo, esplosivi e bottiglie molotov. Non è stato possibile, fino a questo momento, avere certezza su chi abbia sparato per uccidere: fonti dei manifestanti affermano di usare solo pietre e bottiglie molotov, mentre quelle di polizia parlano sempre e soltanto dell’utilizzo di lacrimogeni.
A Giza, sulla strada delle Piramidi, bottiglie incendiarie hanno dato fuoco ad una camionetta della polizia con a bordo un ufficiale e due agenti, che si sono messi in salvo nascondendosi in un portone mentre passava un corteo di manifestanti. Ad Alessandria, secondo fonti giornalistiche, gli scontri sarebbero cominciati tra manifestanti a favore di Morsi e cittadini contrari ai Fratelli Musulmani. Solo successivamente sono intervenuti i poliziotti. A sud del Cairo manifestanti pro Morsi avrebbero attaccato la casa di un leader del movimento ribelle Tamarod, Mahmoud Badr, secondo la sua denuncia.
Molte città – e in particolare varie piazze del Cairo, come Tahrir – erano state blindate da reparti di polizia in tenuta antisommossa dopo che l’Alleanza Nazionale per il sostegno della Legittimità, capeggiata dai Fratelli Musulmani, nonostante il divieto di manifestazioni non autorizzate, aveva annunciato proteste continuate contro il governo imposto dai militari dopo la deposizione di Morsi, il 3 luglio; contro i processi a suo carico l’8 e il 28 gennaio; contro la nuova Costituzione da sottoporre a referendum il 14 e 15 gennaio.
In un’analisi sul quotidiano Al Ahram, il politologo Hisham Mourad osserva che i servizi segreti, il cui peso si era affievolito durante il regime Morsi, hanno spinto i politici verso una linea dura contro i Fratelli Musulmani. “Sono convinti che essi abbiano scelto, d’accordo con gruppi jihadisti di base nel Sinai, la strategia di attacchi mirati per ostacolare il programma politico del governo (con referendum ed elezioni presidenziali e parlamentari successive)”. “Allo stesso tempo gli attacchi mortali (dei giorni scorsi, ndr) rinforzano la spinta popolare all’esclusione della Fratellanza” dal tessuto politico del paese. “Questo riduce – scrive Mourad – ogni possibilità di riconciliazione con il gruppo o il suo reinserimento nella vita politica” e rafforza la richiesta popolare della candidatura alla presidenza del comandante dell’esercito e ministro della Difesa, Abdel Fattah El Sisi. * Remigio Benni – AnsaMed