Migliaia di famiglie sono fuggite da Bor, capoluogo dello Stato sudsudanese di Jonglei, e si sono spostate verso la regione di Awerial, sulle rive del Nilo Bianco, a causa degli scontri tra le truppe governative e i ribelli leali all’ex vice presidente Riek Machar. Toby Lanzer, il vice rappresentante speciale delle Nazioni unite nel Paese, ha fatto sapere che la situazione nell’area è difficile. “Stiamo lavorando per fornire ai civili la maggiore quantità possibile di aiuti”, ha scritto su Twitter. Intanto la Croce rossa ha riferito che Awerial è “il più grande singolo luogo di concentrazione di sfollati identificato finora nel Paese”. Secondo le stime di organizzazioni umanitarie, sono tra 60mila e 75mila le persone scappate da Bor dopo gli attacchi lanciati da uomini armati della tribù Lou Nuer, legati a Machar e noti come ‘l’esercito bianco’. I ribelli, ha riferito il 33enne Phillip Madol, “hanno preso il controllo dopo che tutti avevano lasciato il villaggio. Hanno dato fuoco a tutte le capanne e hanno sparato ad alcune persone. Perfino mia madre è rimasta ferita e si è rotta una gamba”. L’uomo ha raccontato che “è difficile ottenere cure mediche” e che il luogo in cui si trovano gli sfollati è “molto sporco”. “Tutti i bambini – ha detto – stanno diventato sempre più sporchi e si ammalano”. Il 19enne Deng Ghai Deng è scappato da Bor assieme alla sorella e ha attraversato il Nilo. Nei combattimenti, ha fatto sapere, sono state uccise molte persone e gli sfollati non hanno acqua potabile, cibo e rifugio. “Alcuni bambini, anche quelli più piccoli, stanno morendo di fame nelle foreste dello Stato di Jonglei”, ha detto. “Non hanno mezzi di trasporto – ha spiegato – e quindi non possono attraversare il fiume e raggiungere lo Stato dei Laghi, dove mi trovo io. La situazione è davvero molto difficile, mio padre e mia madre sono ancora in Jonglei, ancora nella foresta. Non possono arrivare qui perché non hanno soldi”. – LaPresse/AP