La Corte costituzionale egiziana e’ un organo di ”tutela delle liberta’ pubbliche e dei diritti costituzionali” ratificato dagli organi delle Nazioni Unite, ma entra inevitabilmente ”in collisione con il progetto dei Fratelli Musulmani” per il nuovo Egitto, in particolare sui ”diritti fondamentali”, in quanto ”adottano posizioni estreme nei confronti delle donne e delle minoranze religiose”.
A parlare con ANSAmed e’ Tahani El-Gebali, nel 2003 prima donna giudice in Egitto e poi vice-presidente della stessa Corte, fino alla recente rimozione in forza della nuova costituzione che ne riduce a dieci membri: norma che molti ritengono ritagliata proprio su di lei, critica del nuovo corso.
Le sue parole assumono particolare significato il giorno dopo un’ennesima tappa dello scontro tra i Fratelli Musulmani e la stessa Consulta, che ha deciso l’incostituzionalita’ della legge elettorale per la Camera alta del Parlamento, analogamente a quanto gia’ accaduto pe l’Assemblea del Popolo. Ma se quest’ultima era stata disciolta, il consiglio della Shura continuera’ a legiferare fino a nuove elezioni parlamentare. ”La Corte ha una visione illuminata della sharia – spiega l’alto magistrato, con riferimento all’art.2 del vecchio come del nuovo testo costituzionale, secondo cui i principi della legge islamica sono la fonte principale del diritto – mentre la Fratellanza ne ha una estremista. Per questo ha voluto introdurre nel nuovo testo norme che pregiudicano la l’indipendenza della Corte”. Per esempio, precisa, dando al presidente Morsi il potere esclusivo di nominare i vertici ed i componenti della Consulta, diversamente dal passato. ”Va sottolineato che la nuova costituzione ha condotto alla estromissione di sette giudici della Consulta”. Fra questi appunto anche lei, tornata alla professioni di avvocato e co-fondatrice della ‘National Iniziative’, che organizza per l’11 giugno una tavola rotonda di esperti costituzionalisti.
E altri sette giudici della Corte dovrebbero lasciare, prosegue, se dovesse passare la controversa legge, ora al vaglio della Shura, che abbassa l’eta’ della pensione per i giudici dai 70 ai 60 anni. ”Questo dara’ al presidente Morsi la possibilita’ di scegliere quelli fedeli alla Fratellanza, e cio’ si ripetera’ in altre aree del sistema giudiziario”.
Quanto al diverso approccio nei confronti della sharia da parte dei giudici e dei Fratelli Musulmani, ”la Corte ha sempre ritenuto che gli interessi della comunita’ siano parte integrante della sharia – risponde Tahani El-Gebali – e ha un’ampia prospettiva sul modo in cui la sharia dovrebbe essere applicata nella vita di ogni giorno, guardando alla scuola sciita come a quella sunnita””. Cosa appunto inaccettabile per i Fratelli Musulmani, sottolinea, che vogliono restringere il campo di quanti sono titolati ad interpretare la sharia e al tempo stesso ritengono che per ”fonte principale” del diritto si debba intendere ”la cosa piu’ accettabile per i sunniti”. Da qui anche l’inserimento nella nuova costituzione dell’art.4 che affida proprio ad Al Azhar, massima autorita’ teologica sunnita, il ruolo di ente consultivo nel campo della sharia, cosa che ”fu rigettata dai suoi stessi rappresentanti” in quanto comporterebbe l’applicazione di un concetto teologico-giuridico simile a quello che da’ fondamento al sistema teocratico iraniano. Ed e’ per questa resistenza da parte di Al Azhar, aggiunge, che la Fratellanza e’ ostile al grand imam Ahmed Al Tayeb. Che atteggiamento dovrebbe dunque assumere la comunita’ internazionale di fronte a tutto questo? ”L’Egitto e’ membro dell’Onu e aderisce a tutte le convenzioni sull’indipendenza della magistratura”, ricorda. Ma se non si vuole chiedere alle sue autorita’ il rispetto effettivo di tali accordi, che almeno gli Usa ”non diano piu’ alcun sostegno agli oppressori”, sia morale che finanziario. *Luciana Borsatti – ANSAmed