Ahmed Al Zubeir as-Sennusi, capo del Consiglio nazionale della Cirenaica, la regione orientale della Libia con capoluogo Bengasi, ha annunciato l’inizio di un regime di semi-autonomia a partire dal 1° giugno, in quello che si dimostra l’ennesiomo segno di una crescente tensione nei rapporti interni alla struttura statuale libica dopo la fine del regime guidato dal Muammar Gheddafi.
A riferire la dichiarazione di semi-autonomia, che prevederebbe per la Cirenaica l’autogoverno e una propria legislazione all’interno di una repubblica federale, è l’agenzia di stampa nazionale LANA.
La Cirenaica, ha spiegato As-Senussi, sarà governata in accordo alle norme previste dalla costituzione del 1951. – Atlasweb
Libia: Consiglio regionale Cirenaica si dichiara semi-autonomo
“Centinaia di persone vengono stipate con la forza, mani legate, a bordo di camion destinati a Gao e Tinbuctù, mentre altre sono rintanate dentro casa temendo il peggio. I ribelli del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) stanno compiendo atti di razzismo ai danni della comunità nera, gettando benzina sul fuoco. E’ incomprensibile che facciano questo, indisturbati, sotto gli occhi dei soldati francesi. Qui la gente è scandalizzata e scioccata”: a denunciare alla MISNA quanto sta accadendo nel capoluogo settentrionale di Kidal è il presidente dell’Associazione maliana dei diritti umani (Amdh), Moktar Mariko. L’attivista avverte che fatti simili rischiano di “riaccendere focolai di tensione anche al sud”, e invita alla calma la popolazione nera, maggioritaria a Bamako e nelle regioni meridionali del Mali.
Fonti di stampa locale ed internazionale hanno inoltre riferito che decine di persone sono finite in manette con l’accusa di essere militari o agenti dei servizi segreti dell’esercito nazionale infiltrati a Kidal per “azioni di spionaggio a favore dello Stato maliano”.
La ribellione indipendentista dell’Azawad e dei gruppi armati islamici (Ansar Al Din e Mujao) ha riaperto profonde ferite tra le diverse comunità. Dallo scorso gennaio l’intervento militare congiunto tra Bamako, Parigi e altri stati dell’Africa occidentale ha consentito di liberare i capoluoghi di Timbuctù e Gao, mentre Kidal è rimasta sotto il dominio dell’Mnla e di altri movimenti tuareg – Movimento arabo dell’Azawad (Maa) e Movimento islamico dell’Azawad (Mia). Qui sono presenti truppe francesi e forze africane della Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma).
“Parigi è intervenuta per aiutarci a ritrovare la nostra integrità territoriale, lo facesse anche a Kidal invece di stringere la mano ai criminali dell’Mnla” dice ancora alla MISNA con tono duro Mariko, aggiungendo che “i maliani non capiscono questa scelta” e che “la luna di miele con l’ex potenza coloniale sta finendo”.
Secondo l’interlocutore della MISNA inoltre, molte persone si chiedono “come si possa dare fiducia a gente che l’anno scorso si è alleata con ribelli legati ad Aqmi e che ancora oggi, a Kidal, sta offrendo un riparo sicuro ai terroristi”, ben sapendo che “l’Mnla sta aiutando miliziani in fuga verso il Niger e la Mauritania, consegnando ai jihadisti false carte d’identità maliane, e contribuendo a destabilizzare l’intero Sahel”.
Il Mali, governato da istituzioni di transizione dal colpo di stato che nel marzo 2012 ha destituito l’ex presidente Amadou Toumani Touré, sta cercando di organizzare elezioni presidenziali per il 28 luglio, ma la situazione di Kidal e l’insicurezza diffusa nel nord rischia di ipotecare il prossimo appuntamento con le urne. – Misna