Un sindacalista dei minatori è stato assassinato e un altro ferito da uomini armati in Sudafrica, dove alla fortissima tensione sociale del settore minerario si sovrappone la guerra violenta e sanguinosa fra sindacati. Tanto che la ministra del lavoro, Mildred Olphant, si è spinta a ipotizzare lo schieramento di una “forza di peacekeeping” nelle aree minerarie.
La sparatoria è avvenuta all’interno degli uffici del sindacato (filogovernativo) National Union of Mineworkers (Num) presso la Wonderkop Community, vicino alla cittadina di Marikana (120 km a nord-ovest di Johannesburg), dove lo scorso agosto, in un episodio che scioccò il Sudafrica e il mondo, la polizia aprì il fuoco su una violenta protesta di lavoratori di una miniera di platino della multinazionale Lonmin, uccidendo 34 minatori. Quello fu l’episodio di ordine pubblico più violento dalla fine dell’apartheid, il regime segregazionista.
“Due persone sono state colpite da colpi d’arma da fuoco. Uno è morto sul colpo, l’altro portato in ospedale”, ha detto un portavoce della Lonmin, della quale erano dipendenti. Per il Num, i due erano bersagli mirati, non casuali.
L’episodio sembra infatti inserirsi nella guerra fra il Num e il sindacato più massimalista dei minatori e lavoratori edili, la Association of Mineworkers and Costruction Workers (Amcu). Una guerra, spesso combattuta con risse sui posti di lavoro, che nel 2012 ha prodotto oltre 50 morti. L’Amcu rivendica con durezza per i minatori incrementi salariali del 60%, malgrado la crisi del settore minerario – pari al 18% del Pil sudafricano – e un piano della Anglo American Platinum di licenziare 6000 minatori.
Dell’Amcu erano i minatori degli scioperi selvaggi e violenti di Marikana sfociati nella strage d’agosto. Scioperi dilagati poi anche alle miniere d’oro, di diamanti e cromo. Così some sono dell’Amcu quelli delle miniere di cromo di Steelport, nella provincia settentrionale del Limpopo, in sciopero selvaggio da giorni, in conseguenza il quale 1000 di essi hanno perso il lavoro, secondo quanto dichiarato oggi dalla compagnia mineraria anglo-svizzera Glencore Xstrata Plc.
In questa situazione l’Nmu, politicamente vicino al partito al potere in Sudafrica, l’African National Congress (Anc) che fu di Nelson Mandela, stima di aver perso almeno 44’000 iscritti in un anno (70’000 secondo stime della stampa). Presso le maestranze della Lonmin il 70% dei 28’000 dipendenti è ormai passato con l’Amcu.
In Sudafrica c’è un “clima di impunità”, ha tuonato oggi la confederazione dei sindacati del Paese, Cosatu, che parla di “anarchia” nel settore minerario. Malgrado tutti questi morti, “non c’è stata una sola condanna e nemmeno un arresto”.
La ministra Olpiphant, durante un incontro coi sindacati, un po’ provocatoriamente, si è spinta a dire: “Se è necessario schierare una forza di pace, noi lo faremo in tutto il settore minerario”. Solo una settimana fa il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, aveva lanciato un appello solenne a evitare una nuova spirale di tensioni sociali. – Swissinfo