Appianare le tensioni diplomatiche e trovare un accordo sulla sorte dei cittadini congolesi residenti a Brazzaville e su quelli già espulsi nelle ultime settimane: è il difficile compito della Commissione speciale difesa e sicurezza tra i due paesi confinanti, riunita fino a stasera a Kinshasa.
Ieri, in apertura dei lavori, il primo ministro della Repubblica democratica del Congo Richard Muyej ha ribadito la “sorpresa” di Kinshasa per l’ondata di espulsioni “di massa, inattesa”, attuata dalla vicina Repubblica del Congo, “senza alcun rispetto dei diritti umani”, con “brutalità” e in condizioni “inaccettabili”.
Dallo scorso aprile 136.804 congolesi hanno dovuto rientrare un patria, per lo più in partenza dal beach di Ngobila, a Brazzaville, verso la capitale ‘gemella’ di Kinshasa, separata dal fiume Congo. Migliaia di persone sono tornate nel paese di origine anche dalle province del Bandundu, Bas-Congo e Equateur.
Numeri e interpretazione totalmente diversi sono stati presentati dal ministro dell’Interno di Brazzaville Raymond Mboulou, che ha riferito di 1945 persone espulse, poiché “clandestine” e “criminali”, mentre tutti gli altri rientri “sono stati volontari”.
Per ora sembrano distanti e inconciliabili le posizioni delle due parti coinvolte nella ‘crisi delle espulsioni’, criticata da difensori dei diritti umani e Onu. – Misna