Il Movimento del 23 marzo (M23) “deve cessare la violenza e deve disarmare, come già chiesto dal Consiglio di sicurezza”: è l’appello rivolto dall’inviata Onu nella regione dei Grandi Laghi, Mary Robinson, durante la sua visita a Goma, capoluogo dell’instabile e ricca provincia mineraria del Nord Kivu (est). L’ex presidente irlandese ha sottolineato che “dopo la risposta militare riuscita, ora si apre una finestra su una risoluzione politica” del conflitto.
In risposta alla richiesta della Robinson, il portavoce militare dell’M23, Vianney Kazarama, ha già assicurato che “siamo pronti a deporre le armi ma soltanto se il governo di Kinshasa risponde alla nostra rivendicazione legittima”. Il riferimento è fatto ad alcune rivendicazioni politiche della ribellione che sostiene battersi per una “migliore rappresentatività dei tutsi congolesi”.
Dal 23 agosto le forze armate regolari (Fardc) e la brigata speciale dell’Onu sono impegnate in una vasta offensiva e sono riuscite a riconquistare alcune posizioni ribelli nella zona di Kibati, a 20 km da Goma. L’M23 si sarebbe ripiegato più a nord verso Kibumba, possibile luogo della prossima offensiva delle truppe congolesi. “Per ora i negoziati sono inopportuni. La nostra gente si aspetta lo scioglimento dell’M23” ha detto da Goma il governatore regionale Julien Paluku, mentre per il portavoce dell’esercito, il luogotenente colonnello Olivier Hamuli, “dobbiamo consolidare la situazione nell’est sapendo che c’è il Rwanda alle porte e dietro tutto”.
Nelle ultime ore la situazione sulle terreno è tornata “calma”, ma l’M23 ha accusato il governo di “di non voler tornare al tavolo negoziale” e di “aver ammassato blindati e truppe per aprire un nuovo fronte militare a Mabenga”, 90 km a nord di Goma, in una zona controllata dai ribelli.
Domani l’inviata Onu si recherà a Kampala per partecipare ad un vertice straordinario dei capi di Stato della Conferenza internazionale della regione dei Grandi Laghi (Cirgl) dedicato alla crisi in Nord Kivu. Venerdì la Robinson avrà colloqui con le autorità di Kigali, accusate assieme a quelle di Kampala di sostenere militarmente e politicamente l’M23. Eppure lo scorso febbraio ad Addis Abeba 11 paesi africani si erano formalmente impegnati ad interrompere ogni collaborazione e appoggio ai gruppi armati attivi da tempo nell’est del Congo. – Misna