La risposta globale all’epidemia di ebola in corso in Africa Occidentale è stata finora “letalmente inadeguata”, il mondo ha semplicemente girato le spalle all’Africa Occidentale, preoccupandosi solo di ridurre il rischio che l’epidemia arrivi sul proprio territorio.
È questa la ferma critica che il presidente internazionale dell’organizzazione non governativa (ong) attiva in campo sanitario Medici Senza Frontiere (MSF), Joanne Liu, ha lanciato alla comunità internazionale, parlando ieri alle Nazioni Unite.
“A sei mesi dall’inizio della peggiore epidemia di ebola della storia, il mondo sta perdendo la battaglia di contenere questa malattia. Nonostante le Nazioni Unite abbiano dichiarato l’8 agosto che l’epidemia costituisce un’emergenza sanitaria pubblica di rilievo internazionale nessuna azione decisiva è stata presa e gli Stati si sono essenzialmente uniti in una coalizione globale dell’immobilismo” ha detto la Liu.
Le parole della Liu sono state ribadite anche da Brice de le Vingne, Direttore delle Operazioni di MSF, secondo la quale “è del tutto inaccettabile che, dopo cinque mesi da quando è stata dichiarata l’epidemia di Ebola, si inizi solo oggi a discutere seriamente di leadership e coordinamento internazionale. Gli Stati che hanno competenze e risorse per fare la differenza nei paesi colpiti si preoccupano solo di proteggere se stessi. Possono fare di più, perché non lo fanno?”.
Secondo Msf la comunità internazionale dovrebbe inviare in Africa Occidentale squadre militari e civili in grado di affrontare e gestire un disastro biologico, aiutando così le poche ong sul posto e le deboli autorità sanitarie dei paesi colpiti a contenere la diffusione del virus.
Secondo la presidente di Msf servono unità di quarantena da spargere nei paesi colpiti, posti letto, centri di verifica e mezzi per spostare i pazienti sospetti dalle aree rurali ai presidi sanitari attrezzati più vicini. Servirebbe la moltiplicazione di centri di formazione di base per personale sanitario da inviare poi nelle zone colpite.
“All’indomani di un terremoto sarebbe impensabile avere così pochi posti in cui le donne possano partorire in sicurezza o in cui le persone possano essere curate per problemi di salute potenzialmente letali” afferma Lindis Hurum, coordinatrice dell’emergenza a Monrovia. “Non è più solo un’epidemia di Ebola: è un’emergenza umanitaria e richiede una risposta su ampia scala” ha aggiunto la Hurum, definendo un dovere morale quello di intervenire.
Le accuse di Msf fanno eco a quelle mosse dal presidente della Banca Mondiale che solo qualche giorno fa dalle colonne del Washington Post sottolineava come se l’epidemia avesse interessato una qualsiasi grande città occidentale sarebbe stata rapidamente contenuta.
Anche la direttrice dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO) parlando al palazzo di Vetro ha ribadito che l’epidemia di Ebola in Africa Occidentale sta avendo una risposta inadeguata e ha bisogno di “un’urgente sforzo di solidarietà internazionale”. – Atlasweb