Le forze di opposizione hanno respinto i primi risultati parziali delle legislative del 28 settembre, in particolare quelli di Fria e Dubreka (nord), e hanno deciso di ritirare i propri rappresentanti dalla commissione di centralizzazione dei dati del conteggio fatto manualmente in ogni circoscrizione. Lo ha annunciato al termine di una riunione dei principali partiti di opposizione l’ex primo ministro Sidya Touré, capo dell’Unione delle forze repubblicane (Ufr). “Come potremmo continuare a partecipare se non veniamo autorizzati a difendere le nostre tesi. Ci viene negato il diritto di parola” ha dichiarato Touré, sottolineando che “si tratta di un vero teatrino, tutto ciò rappresenta un casus belli”. Per quando riguarda Dubreka, l’esponente di opposizione ha riferito al sito Guinee News che “alcune urne sono state rinvenute a casa di un capo quartiere”.
Le decisioni prese dall’opposizione rischiano di far ulteriormente salire la tensione, già alta per precedenti sospetti di frodi e manipolazioni dei risultati a favore della coalizione Arcobaleno e del partito del Raggruppamento del popolo di Guinea (Rpg) del presidente Alpha Condé. Inoltre, per problemi logistici, la Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) ha ritardato la pubblicazione dei risultati provvisori e sta continuando a comunicare i dati al contagocce; una modalità che tende ad alimentare sospetti e non ha ancora fatto emergere una tendenza chiara al livello nazionale.
In mattinata l’opposizione ha già messo le autorità in guardia da “ogni tentativo di frode elettorali” e ha ribadito la sua “ferma intenzione di impedire ogni manipolazione dei risultati”. In un comunicato diffuso a Conakry, l’opposizione ha anche sottolineato che non cederà “all’intimidazione e alle minacce delle autorità politiche di vietare l’esercizio del diritto di manifestare”. Nelle ultime ore il presidente Condé e i principali partner internazionali hanno lanciato appelli alla calma in attesa della proclamazione dei risultati, invitando partiti e cittadini a contestare l’esito delle urne “solo nel rispetto delle procedure legali”.
Anche se le prime valutazioni degli osservatori elettorali africani sono state positive, quelli dell’Unione Europea (Ue) hanno invece criticato la Ceni per la “disorganizzazione del processo”, “la mancanza di trasparenza e di comunicazione”, “i ritardi e le insufficienze” che “non hanno permesso di trovare una soluzione a tutti gli aspetti della crisi elettorale”. Il capo della missione europea, Cristian Dan Préda, ha invitato l’organismo elettorale a “pubblicare i risultati in tempo e per ogni seggio per rafforzare la credibilità del processo”.
Dopo le prime presidenziali democratiche dall’indipendenza, tenute nel 2010, le legislative erano attese dal 2011 ma sono state rinviate più volte a causa di problemi organizzativi e del braccio di ferro tra maggioranza e opposizione. Il voto di sabato – le prime legislative da 11 anni – dovrebbe consentire alla Guinea di archiviare la fase di transizione politica. Da fine 2008, alla morte del generale Lansana Conté, che ha guidato il paese per 24 anni, e dal successivo colpo di stato militare, a fare le veci del parlamento è il Consiglio nazionale di transizione (Cnt, non eletto). – Misna