Si stanno dispiegando a Bangui i militari francesi inviati su ordine di Parigi per preparare un’operazione “di ripristino dell’ordine nel paese”. Ad oggi, secondo fonti ufficiali francesi, oltre 600 soldati tricolore si trovano nella capitale centrafricana.
La risoluzione francese sulla crisi in Centrafrica deve passare questa settimana al vaglio delle Nazioni Unite.
Sono anche giunti a Bangui i 500 soldati messi a disposizione della Repubblica del Congo nell’ambito della Missione internazionale di sostegno al Centrafrica (Misca), il contingente panafricano che sta subentrando alla forza militare dell’Africa centrale (Fomac). Secondo lo stato maggiore congolese, questi militari hanno un mandato di massimo sei mesi durante i quali dovranno agire per pacificare il paese, in preda al caos e alle violenze sin dalla ribellione lanciata dalla coalizione ribelle Seleka nel gennaio 2013 e la presa di potere con la forza del loro leader Michel Djotodia, il 24 marzo scorso.
Sebbene la Seleka sia stata sciolta e Djotodia abbia preso le distanze dagli “elementi incontrollati” della ribellione, le testimonianze che giungono dall’interno del paese riferiscono di una situazione molto tesa e di una folta presenza di ribelli, accompagnata da abusi, detenzioni arbitrarie, saccheggi e torture. Circa un terzo della popolazione risulta sfollata.
Intanto, nel fine settimana, il presidente di transizione Djotodia ha ridimensionato quanto le diplomazie occidentali stanno dicendo sul Centrafrica, ossia che sia sull’orlo di un “genocidio” a causa degli scontri che oppongono “cristiani e musulmani”.
“Sentiamo parlare di genocidio, di guerra interreligiosa, ma chi dice di sterminare chi?” si è interrogato il leader golpista aggiungendo che secondo lui siamo di fronte ad atti di vendetta. “Un regime che ha commesso abusi è caduto (quello di François Bozizé, Ndr) e ora le sue vittime si stanno vendicando. Ma parlare di genocidio o di guerra interreligiosa è una manipolazione della comunità internazionale” ha aggiunto Djotodia, secondo il portale Centrafrique Presse.
Durante l’offensiva ribelle durata circa tre mesi contro il governo di Bozizé, nessun governo occidentale aveva emesso riserve su quanto stava accadendo.* Celine Camoin – Atlasweb