L’assalto alla prigione di Niamey (vedi Fides 3/6/2013) è stato condotto da un commando della setta islamica nigeriana Boko Haram. Lo ha affermato il Ministro della Giustizia del Niger che ha rilevato che tra i 22 detenuti evasi vi è anche un esponente di Al Qaida nel Maghreb Islamico (AQMI), uno dei tre gruppi jihadisti attaccati dalle truppe francesi dell’operazione Serval nel nord del Mali.
“Tra MUJAO e Boko Haram ci sono delle connivenze, ormai accertate” dice all’Agenzia Fides da Niamey p. Mauro Armanino, missionario SMA (Società delle Missioni Africane), riferendosi ad un altro dei gruppi jihadisti attivi nel nord del Mali, il Movimento per l’Unicità e la Jihad nell’Africa Occidentale (MUJAO).
Chiediamo quindi al missionario se a suo avviso il Niger rischia ore quindi di diventare il trait-d’union tra i gruppi jihadisti che operano nella fascia sahelo-sahariana (Mali, sud dell’Algeria e della Libia, Niger del nord) e il movimento nigeriano Boko Haram,. “Si tratta di un pericolo reale anche perché una parte della popolazione Houssa si trova in Niger ed un’altra in Nigeria. Certamente i Boko Haram sono presenti anche da questa parte del confine” risponde p. Mauro.
“Da tempo scrivevo in alcuni articoli che il problema non era sapere se qualcosa capiterà a Niamey, ma quando- sottolinea il missionario- questo perché il governo del Niger, che è un Paese islamico al 98%, ha fatto una scelta di campo, inviando truppe a combattere in Mali ed accogliendo militari francesi e i droni americani sul suo territorio. Capisco pure che queste sono scelte complicate però non puoi non aspettarti una reazione del genere”.
“La popolazione è preoccupata. si sta ancora cercando di ricostruire le dinamiche dell’assalto alla prigione ma non mancano le polemiche. Infatti un giornale locale titola che “l’evasione svela le carenze del sistema” conclude p. Mauro. – Ag. Fides