04/09/14 – Sud Sudan – Embargo sulle armi, appello difensori diritti umani

di AFRICA

 

Un embargo immediato e totale sulle armi per impedire altri crimini di guerra e contro l’umanità: è l’appello congiunto lanciato alla comunità internazionale in una petizione “a tutela dei civili” firmata da 30 organizzazioni di difesa dei diritti umani sud sudanesi ed internazionali. Pochi giorni fa un elicottero dell’Onu è stato abbattuto nei pressi di Bentiu, capoluogo del ricco stato petrolifero di Unity, e nel silenzio proseguono le uccisioni di civili e operatori umanitari.

“Fin quando armi di piccolo calibro e armi leggere – utilizzate da soggetti singoli e dai gruppi delle due parti – continueranno ad essere importate in Sud Sudan, continueranno ad essere utilizzate per commettere ulteriori atrocità” recita il comunicato a firma tra gli altri di Law and Human Rights Society, Human Rights Watch, Amnesty International e Global Witness.

Le ong chiamano direttamente in causa l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad), mediatrice nei negoziati tra il presidente sud sudanese Salva Kiir e il suo rivale, il capo ribelle Riek Machar, in lotta da nove mesi. “L’embargo sulle armi dovrà prima essere imposto dall’Igad che poi dovrebbe rivolgersi al Consiglio di sicurezza dell’Onu che potrà decretare un embargo internazionale” propongono i difensori dei diritti umani, precisando che “ogni Stato dovrà approvare appositi provvedimenti per impedire la fornitura diretta o indiretta, la vendita o il trasferimento di armi in Sud Sudan”.

Diverse inchieste hanno già evidenziato che navi cariche di armi in provenienza dalla Cina transitano dal Kenya, anche se sulla carta Pechino sostiene le trattative dell’Igad. L’Uganda, paese membro dell’Igad, ha dispiegato truppe a sostegno del governo di Juba.

Violati quattro cessate il fuoco siglati tra le parti rivali negli ultimi mesi, mentre il paese è ancora in attesa della formazione di un governo di transizione, entro 45 giorni dalla firma dell’ultimo accordo – lo scorso 25 agosto – tra Kiir e il suo ex vice Machar. Dallo scorso dicembre il conflitto armato ha provocato migliaia di vittime, costretto più di un milione di persone a lasciare le proprie case e messo in ginocchio un’economia fondata sul petrolio. – Misna

 

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