Il governo di Khartoum ha chiuso tre centri culturali gestiti dall’Iran e ordinato l’espulsione dell’attaché culturale dell’ambasciata iraniana nonché tutto il personale diplomatico impiegato presso i tre centri culturali.
Un portavoce del ministero degli Esteri sudanese ha affermato che la decisione è stata presa “per il pericolo posto alla sicurezza intellettuale e sociale nel Paese”.
La notizia della chiusura dei centri culturali è stata resa nota ieri dai media sudanesi che riportavano l’avvenuto incontro lunedì sera tra il ministro degli Esteri di Khartoum e l’incaricato d’affari dell’ambasciata iraniana, il quale era stato informato che l’attaché culturale iraniano e lo staff dei centri culturali avrebbero dovuto lasciare il Paese entro le successive 72 ore.
Molto significativo, secondo i commentatori che riportano la notizia, è il fatto che il comunicato del ministero degli Esteri non riporti alcun accenno ai rapporti tra Sudan e Teheran. Proprio l’approfondimento di tali rapporti era stato a inizio dell’anno causa di profonda irritazione da parte dell’Arabia Saudita, che vedeva minati i propri interessi in Sudan da parte di un maggiore attivismo diplomatico iraniano e lo scorso maggio aveva sospeso una serie di pagamenti a favore del governo di Khartoum.
La decisione di chiudere i centri culturali iraniani, adducendo a motivazione l’incremento di attività per il proselitismo sciita, potrebbe essere stato in realtà motivato da pressioni ricevute dal governo di Riyadh per continuare a garantire il proprio sostegno finanziario a Khartoum. – Atlasweb