Gli ultimi sviluppi sul terreno sono in contraddizione aperta col cessate il fuoco immediato decretato unilateralmente ieri da Bertrand Bisimwa, capo politico del Movimento del 23 marzo (M23), a Kampala, sede dei negoziati con Kinshasa. Per fonti militari citate dall’emittente Onu in Congo Radio Okapi, i razzi esplosi nelle ultime ore dalla ribellione posizionata sulle colline di Chanzu hanno causato almeno quattro vittime e dieci feriti tra i civili. I colpi d’obice avrebbero raggiunto il mercato della località di Bunagana, al confine con l’Uganda, spingendo la popolazione a rifugiarsi nuovamente nel paese vicino.
Nel frattempo le forze armate regolari congolesi (Fardc) proseguono le proprie operazioni contro gli ultimi bastioni occupati dai ribelli, che la scorsa settimana hanno perso le posizioni più importanti, tra cui Rutshuru e Rumangabo, quindi costretti a ritirarsi a Chanzu, Mbuzi e Runyonyi. Secondo fonti di sicurezza, l’esercito sarebbe già riuscito a riprendere il controllo di Mbuzi. Dopo che decine di combattenti si sono arresi al contingente della locale missione Onu (Monusco), mentre un numero imprecisato di uomini si sarebbe rifugiato in Uganda la scorsa settimana, in territorio congolese sarebbero ormai presenti soltanto 200 o al massimo 300 ribelli dell’M23, militarmente sempre più indebolito. La scorsa settimana il quotidiano ugandese New Vision ha annunciato che il capo ribelle Bisimwa si sarebbe già arreso alle forze di sicurezza ugandesi dopo aver superato il confine a Bunagana a bordo di un convoglio di due veicoli delle forze congolesi e dell’Onu. Eppure i capi militari dell’M23 sembrano intenzionati a resistere. “I combattimenti continuano. Cacciarci da qui sarà difficile. Stiamo bombardando le truppe che stanno salendo nelle valli” ha dichiarato il colonnello Vianney Kazarama, portavoce militare della ribellione nata nel 2012.
Ieri, in una dichiarazione congiunta i Rappresentanti speciali nei Grandi Laghi dell’Onu, dell’Unione Africana, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti hanno chiesto all’M23 di “rinunciare alla sua ribellione, come già stabilito”, invitando peraltro le autorità congolesi ad “astenersi a questo punto da ogni azione militare” con l’auspicio che le due parti “portino a termine il processo politico”. Sulla carta i negoziati di Kampala, sospesi lo scorso 21 ottobre, dovrebbero stabilire i termini del disarmo dell’M23 e del reintegro dei suoi combattenti nelle forze regolari ma anche l’apertura di procedimenti giudiziari a carico dei responsabili di gravi violazione dei diritti umani. Dei 13 articoli contenuti nell’accordo di pace di Kampala, i più problematici sono quelli relativi all’amnistia e all’inserimento nelle Fardc. – Misna