04/11/13 – Somalia – Corruzione e pressioni, si dimette governatore banca centrale

di AFRICA

 

È un colpo durissimo per la sua credibilità quello che minaccia di travolgere il governo federale di Mogadiscio e fa tremare le vene ai polsi dei principali donatori internazionali: il governatore della Banca Centrale somala, Yussur Abrar, in carica da appena sette settimane, ha rassegnato le dimissioni e accusato senza mezzi termini l’esecutivo in carica di corruzione e pesanti manomissioni nella gestione della finanza pubblica. Nella missiva – riportata con dovizia di particolari da Financial Times – la ex dirigente di Citybank e stimata prima donna alla guida della Banca Centrale somala, lancia accuse che pesano come macigni. “Da quando sono stata nominata per il mio incarico – scrive – sono stata oggetto di pressioni indebite perché sottoscrivessi accordi in violazione della responsabilità fiduciaria nei confronti del popolo somalo, in qualità di capo della massima autorità monetaria nazionale”.

In particolare la governatrice fa riferimento ad accordi che “avrebbero messo a repentaglio il recupero del patrimonio somalo congelato all’estero” e che avrebbero favorito “un sistema di corruzione”. Sfortunatamente, insiste nella sua denuncia, “la Banca centrale non è messa in condizione di funzionare libera da interferenze e, di conseguenza, non può lavorare come un’istituzione credibile”. Sui capitali somali congelati all’estero – scrive il Financial Times – la Abrar dichiara di aver “rifiutato con forza di approvare il contratto con Shulman Rogers, una società americana incaricata di recuperare i beni somali (titoli, navi, velivoli, ambasciate e proprietà diverse) ‘congelati’ dalle banche straniere dopo l’inizio della guerra civile nel 1991. Alcuni siti somali attribuiscono al capo di gabinetto del presidente, Kamal Dahir Guutaale, l’ideazione di una truffa ai danni dello Stato a cui la governatrice non avrebbe voluto prestarsi.

La Abrar, che ha inviato la lettera da Dubai, non intende più tornare in Somalia poiché – secondo quanto riferito da un suo collaboratore – teme per la sua vita.

Subentrata nel ruolo di governatore a Abdusalam Omer – finito nell’occhio del ciclone per lo scandalo dei fondi neri nella gestione degli aiuti internazionali – l’economista era considerata il fiore all’occhiello del governo del presidente Hassan Sheikh Mohamoud. Al nuovo esecutivo in carica a Mogadiscio, la comunità internazionale riunita nella conferenza di Bruxelles poche settimane fa ha assicurato circa due miliardi di aiuti per la ricostruzione. – Misna

 

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