Potrebbe arrivare fino a Kinshasa l’eco di quanto accaduto nei giorni scorsi a Ouagadougou, dove una protesta popolare ha costretto il longevo presidente Blaise Compaoré a rassegnare le dimissioni. A lanciare l’avvertimento al potere del presidente Joseph Kabila sono esponenti delle forze di opposizione, che da mesi denunciano il rischio di una revisione della Costituzione per consentire al capo dello Stato di candidarsi nel 2016.
Ieri la capitale ha vissuto ore di tensioni, quando militanti dell’Unione per la democrazia e il progresso sociale (Upds) e dell’Unione per la nazione congolese (Unc) hanno dato il via ad un sit-in di fronte alla sede della missione Onu in Congo (Monusco), chiedendo “l’apertura di un dialogo nazionale”.
Ingente il dispiegamento delle forze della Polizia nazionale congolese (Pnc), che hanno disperso la protesta sul nascere, procedendo inoltre all’arresto di una ventina di persone. “La gente deve abituarsi a una presenza più massiccia delle polizia per garantire la sicurezza della città” ha dichiarato all’emittente Radio Okapi il commissario di polizia di Kinshasa, il generale Célestin Kanyama, precisando che la manifestazione dell’opposizione “non era stata ufficialmente autorizzata, motivo per cui è stata dispersa”.
Vital Kamerhe, leader dell’Unc, terza forza politica in Congo, ha denunciato l’arresto di 48 uomini e dieci donne trattenuti al campo di polizia di Lufungula, precisando che “non vogliamo un confronto violento ma l’apertura di un dialogo per accompagnare il processo verso le elezioni, stabilire un calendario elettorale ma anche una road map globale e consensuale”. Rivolgendosi al presidente Kabila, al potere dal 2001, Kamerhe ha suggerito al capo dello Stato di “adoperarsi per lasciare il potere con dignità alla fine del suo mandato (tra due anni, ndr) invece di fare la fine di Compaoré”.
Il direttore dell’informazione della polizia congolese, il colonnello Pierrot Mwanamputu, ha invece negato il fatto che “un solo manifestante sia stato arrestato”, aggiungendo che “siamo intervenuti per evitare che la sede della Monusco venisse invasa”.
Altre proteste potrebbero essere organizzata dall’opposizione ogni lunedì a Kinshasa con l’obiettivo di dissuadere il potere dal suo progetto di revisione della legge fondamentale. Il tono del confronto politico si è alzato da quando, lo scorso settembre, il segretario generale dell’Unc, Jean-Bertrand Ewanga, è stato condannato a un anno di prigione per “incitamento all’odio, al tribalismo e oltraggio al capo dello Stato” dopo un raduno dell’opposizione a tutela della costituzione.
Nel frattempo a Kinshasa centinaia di magistrati hanno dato il via a uno sciopero illimitato, rivendicando un aumento salariale promesso da Kabila durante la campagna elettorale del 2011, ma finora mai attuato. Nel paese dei Grandi Laghi il sistema giudiziario è carente per via dei pochi mezzi a disposizione ed è spesso colpito da ingerenze politiche. – Misna