Mentre è ripresa la produzione petrolifera nel giacimento di Sharara nel sud libico, nuove proteste bloccano da ieri le attività di un gasdotto nella località di Nalut, nell’ovest del paese. Le guardie di sicurezza dell’impianto hanno infatti chiuso un gasdotto che collega il giacimento di Wafa al complesso di Mellitah, cogestito da Eni, perché lamentano di non ricevere gli stipendi dal mese di marzo.
Il governo per ora sta cercando di negoziare con i manifestanti – fanno sapere fonti dell’ente petrolifero libico Noc – mentre la produzione di condensati al giacimento di Wafa rimane per il momento normale. Continuano invece a rimanere bloccati i maggiori terminal petroliferi nell’est del paese, Ras Lanuf, Sidra e Zueitina, a causa degli scioperi delle guardie di sicurezza che accusano il governo di corruzione nella vendita di greggio oltre a chiedere un aumento dei salari, migliori condizioni lavorative e l’assegnazione di una quota maggiore dei proventi dell’export. Il blocco ha provocato perdite per oltre 10 miliardi di dollari.
A oggi la produzione di greggio libica si aggira intorno ai 250.000 barili al giorno, secondo le ultime stime del ministero del petrolio. La produzione è diminuita drasticamente rispetto ai 1.6 milioni di b/g del periodo di Muammar Gheddafi. Secondo le autorità le proteste sono una scusa dei federalisti per chiedere più indipendenza nella regione orientale della Cirenaica. (ANSAmed).