Ci sarebbe una disputa sul mancato versamento dei salari all’origine degli scontri a fuoco verificatisi oggi nella caserma di Geida, sud-ovest della città di Juba, e durati diverse ore. Al termine di una giornata convulsa, caratterizzata da informazioni a singhiozzo e versioni discordanti, la situazione sembra tornata sotto controllo ma 20 militari risultano dispersi, e quattro ufficiali sono agli arresti.
Secondo un portavoce dell’esercito le vittime della sparatoria, cominciata verso le 9 del mattino, sarebbero cinque, ma il quotidiano Sudan Tribune che ha avuto accesso alla zona teatro degli scontri riferisce di almeno 18 corpi senza vita.
Fonti sul posto parlano anche di alcune strade interrotte, come quella che dalla capitale conduce a Yei e posti di blocco in diversi quartieri. Al momento tuttavia non sono riportate violenze al di fuori del campo militare, lo stesso dove lo scorso 15 dicembre ebbero inizio i combattimenti all’origine di una crisi politico-militare tuttora irrisolta, tra militari fedeli al presidente Salva Kiir e sostenitori del suo ex vice, Rieck Machar.
Quest’ultimo, alla macchia dallo scorso 15 dicembre, si è recato nella città di Malakal, nello stato di Upper Nile, caduta nelle mani delle sue truppe ribelli circa due settimane fa. Machar, riferisce la stampa, “è arrivato a Malakal dal vicino stato di Jonglei dove si è rifugiato negli ultimi due mesi” per rassicurare la popolazione civile e gli abitanti della zona. La visita, che risale alla scorsa settimana, è stata confermata da fonti diverse oltre che dal suo portavoce, James Gatdet Dak.
Secondo le Nazioni Unite, il conflitto in Sud Sudan ha causato finora migliaia di vittime e costretto a lasciare le proprie case circa 900.000 persone. – Misna