Si terrà il prossimo 25 agosto il processo ai capi dei Fratelli Musulmani. A deciderlo è stato il tribunale del Cairo per cui Mohammed Badie, latitante, e i suoi due vice Khairat al Shater e Rashad Bayoumi, detenuti nella prigione di Tora nella capitale egiziana, dovranno rispondere dell’accusa di aver incitato alle violenze contro coloro che hanno manifestato in piazza per reclamare le dimissioni di Mohammed Morsi.
Intanto il primo presidente democraticamente eletto negli ultimi decessi, deposto dai militari lo scorso 3 luglio, resta in carcere ed è sospettato di evasione dal carcere durante la rivoluzione che, nel 2011, ha rovesciato l’allora capo di Stato, Hosni Mubarak.
È in questo clima che i militari al potere e il generale Abdel Fatah al Sissi, uomo forte della giunta, continuano a ripetere di voler attuare un processo di ‘riconciliazione nazionale’ anche in base alla road-map presentata agli egiziani e che prevede nuove elezioni entro il 2014. Tuttavia i sostenitori di Morsi e della Fratellanza di cui egli è esponente, accusano i generali di aver attuato un vero e proprio colpo di Stato e affermano che nulla, se non il ripristino della legalità e il reinsediamento di Morsi, potrà consentire il ritorno alla normalità.
Sulle nuove autorità militari al Cairo cominciano a moltiplicarsi anche le pressioni della comunità internazionale e degli Stati Uniti, che hanno chiesto a più riprese l’avvio di un “processo politico inclusivo” che stemperi la tensione tra opposte fazioni e diradi le manifestazioni di piazza. “Ci sono ancora possibilità per una soluzione pacifica della crisi, a condizione che tutte le parti rifiutano la violenza’”, ha detto in un comunicato il portavoce dell’esercito, colonnello Ahmed Aly. – Misna