Il G20 farà poco o nulla per la regione sub-sahariana perché è condizionato dagli interessi delle multinazionali, che vedono nei paesi dell’area solo fornitori di materie prime e mercati da sfruttare: lo dice alla MISNA padre Aniedi Okure, direttore di Africa Faith and Justice Network (Afjn).
“Il continente – sottolinea padre Okure – è soffocato da un neocolonialismo che negli ultimi anni, dall’Etiopia al Madagascar, si è aggravato con il ‘land grabbing’ delle multinazionali e l’estromissione dei contadini dalle loro terre”. Secondo gli animatori di Africa Faith and Justice Network, un’associazione di matrice cattolica che si batte per relazioni “responsabili” tra gli Stati Uniti e l’area sub-sahariana, i rapporti commerciali tra Nord e Sud del mondo continuano a essere compromessi dall’assenza di meccanismi che permettano scambi alla pari. “Nei paesi ricchi si lavorano i prodotti, si investe nella formazione e nelle tecnologie – dice padre Okure – mentre l’Africa resta relegata al ruolo di fornitrice di materie prime come cento anni fa”.
Alla vigilia dell’apertura del G20, in corso fino a domani nella città russa di San Pietroburgo, alcune organizzazioni non governative hanno chiesto ai capi di Stato e di governo delle maggiori economie del pianeta di approvare regole stringenti per contrastare l’evasione fiscale transnazionale. Gli attivisti di Oxfam calcolano che i colossi del capitalismo globale “derubino” ogni anno i paesi africani di risorse equivalenti al 2% del loro Prodotto interno lordo e a circa la metà dei loro investimenti nella sanità.
Secondo i rappresentanti dell’organizzazione non governativa italiana Re:Common, a San Pietroburgo per seguire il vertice, sulla lotta all’evasione fiscale potrebbe essere confermata la linea espressa a luglio dai ministri delle Finanze. “Sarà istituzionalizzato lo scambio di informazioni tra i Stati – sostengono gli attivisti – sebbene sarebbe più utile che le multinazionali presentassero i loro bilanci paese per paese e non in maniera aggregata”. – Misna