Anche se i rapporti politici con Parigi non sono mai stati realmente sereni (difficile dimenticare la guerra di Indipendenza e tutto ciò che la caratterizzò), l’Algeria ha sempre avuto nella Francia il partner commerciale di riferimento. Tanto che i prodotti francesi hanno avuto per decenni la supremazia in termini di importazioni, spaziando da quelli lavorati a quelli agroalimentari, per tacere degli automezzi.
Da qualche anno a questa parte però tutto sembra essere cambiato e a farla da padroni sul mercato algerino sono i prodotti ”made in China” che arrivano in quantità sempre maggiori e, in virtù della loro competitività, creando in alcuni segmenti un vero e proprio monopolio che, almeno guardando al quadro attuale, sembra ben difficile da scalzare.
E non si tratta di un fatto episodico, dovuto magari all’affermarsi effimero di una moda e, quindi, di importazioni mirate, perchè il predominio del Dragone d’Oriente si è andato consolidando negli ultimi tre anni e, con un trend di crescita di un miliardo di dollari all’anno, ora si è attestato a sei miliardi ed ottocento milioni di biglietti verdi.
La Cina, forte anche degli ottimi rapporti politici che ha saputo instaurare con Algeri (e che spesso si sono tradotti in commesse miliardarie per grandi opere infrastrutturali), ha saputo spuntare dei regimi tariffari di tutto vantaggio, conquistando lentamente, ma con un percorso costante, posizioni di totale controllo di parti del mercato.
Come quello dell’esportazioni di autovetture per uso civile che (come afferma il rapporto annuale delle Dogane algerine, citato da El Watan), tra il 2011 ed il 2013, sono aumentate dell’81 per cento. Se a questo dato si aggiunge l’import dei veicoli per il trasporto delle merci e quello per il trasporto dei passeggeri, a conti fatti l’Algeria ha sborsato più d’un miliardo di dollari per portarsi a casa automezzi prodotti da fabbriche cinesi.
Ma a contribuire alla ”grandezza” dei numeri danno un forte input le importazioni di oggetti per la vita quotidiana, quelli, per capirci, che usano le massaie, come gli studenti, come gli uomini d’affari.
Dietro all’impetuosa crescita delle esportazioni cinesi, altri Paesi si affermano sul mercato algerino. Come la Turchia, anch’essa in ottime relazioni politiche con Algeri, capitalizzate con rapporti commerciali che stanno registrando una crescita costante, in settori non ad altissimo reddito (come quello dei biscotti e della cioccolata), ma che ‘giocano’ molto sulle quantità. E questo ha contribuito alla crescita dell’import dalla Turchia, che ha segnato una progressione del 25 per cento per anno. * Diego Minuti – ANSAmed.
l