06/03/2014 – Sud Sudan – Denunce e paura dopo le stragi di Malakal

di AFRICA

 

I massacri commessi dai ribelli legati all’ex vice-presidente Riek Machar nella diocesi di Malakal rischiano di alimentare conflitti anche su base etnica: lo dice alla MISNA monsignor Roko Taban, l’amministratore apostolico, in riferimento anche a una denuncia diffusa dai deputati originari di questa zona del Sud Sudan.

“I massacri indiscriminati commessi dai ribelli dopo aver rioccupato la città di Malakal il mese scorso – sottolinea monsignor Taban – sono benzina sul fuoco del conflitto e potrebbero contribuire a far assumere al conflitto una dimensione etnica”. Questa settimana le violenze delle forze di Machar sono state denunciate in un documento pubblicato dai deputati di etnia Shilluk, la comunità maggioritaria a Malakal. “Riek – scrivono i parlamentari in riferimento all’ex vice-presidente – non ha motivo di saccheggiare e bruciare le case di Shilluk innocenti che non indossano la divisa dell’esercito; può combattere e uccidere i soldati Shilluk ma non assassinare e violentare le loro madri, le sorelle e le figlie”.

Il testo si conclude con una serie di richieste al governo del presidente Salva Kiir. Una di queste prevede la distribuzione di armi da fuoco ai giovani delle comunità più colpite dal conflitto nella regione di Upper Nile, nell’area più vicina al capoluogo Malakal ma anche nelle contee di Panyikang, Fashoda, Manyo e Baliet.

Per consistenza numerica gli Shilluk costituiscono la terza etnia del Sud Sudan. La prima è rappresentata dai Dinka, ai quali appartiene Kiir. La seconda sono i Nuer, il gruppo di Machar. Ed è da quest’ultima comunità che provengono i combattenti dell’Armata bianca, la milizia responsabile delle violenze di Malakal.

Il conflitto in Sud Sudan è cominciato a dicembre, appena due anni e mezzo dopo la proclamazione dell’indipendenza del paese da Khartoum. Secondo le Nazioni Unite, i combattimenti innescati dallo scontro politico tra Kiir e Machar hanno già causato migliaia di vittime e costretto 900.000 persone a lasciare le loro case. – Misna

 

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