Migliaia di famiglie di minatori si sono indebitate sottoscrivendo prestiti con tassi d’interesse esorbitanti a causa di uno sciopero in corso da ormai sei settimane: lo dice alla MISNA monsignor Kevin Dowling, vescovo di Rustenburg, la diocesi della “cintura del platino”.
“Sono vittime – spiega monsignor Dowling – dei ‘loan sharks’, i creditori squalo, che prestano a tassi d’interesse da usurai e arrivano a trattenere i documenti d’identità dei minatori finché non sono restituiti tutti i soldi”.
Il vescovo parla mentre a Pretoria, circa 70 chilometri a sud-est di Rustenburg, i minatori in sciopero stanno manifestando di fronte alla sede del governo del Sudafrica. Lavoratori con cartelli e striscioni hanno invaso il prato antistante gli Union Buildings, i Palazzi dell’Unione. Il corteo è stato indetto dall’Association of Mineworkers and Construction Union (Amcu), un sindacato radicale che negli ultimi anni ha preso il sopravvento rispetto alle sigle più vicine al governo dell’African National Congress (Anc). I lavoratori chiedono aumenti di oltre il 100% delle retribuzioni minime, fino a 12.500 rand al mese, circa 830 euro. Ma le multinazionali colpite dall’agitazione, Impala Platinum, Anglo American Platinum e Lonmin, sostengono di non poter concedere incrementi superiori al 9%.
“I negoziati tra le parti – sottolinea monsignor Dowling – sono stati rinviati a data da destinarsi perché le posizioni tra le parti sono troppo distanti tra loro; il risultato è che a Rustenburg le industrie fornitrici del comparto minerario stanno licenziando operai ogni giorno”. Nella regione, completamente dipendente dalle multinazionali, la crisi è a un tempo economica e sociale. “Come diocesi non abbiamo le risorse necessarie a far concorrenza ai ‘loan sharks’ – sottolinea monsignor Dowling – ma siamo presenti nelle baraccopoli con l’assistenza ai malati e i programmi di prevenzione dell’aids, con le scuole o gli asili nido per i figli di chi a lavoro va ancora”.
Il corteo di oggi a Pretoria dovrebbe concludersi con la consegna al presidente Jacob Zuma, ai ministri e ai “boss del platino” di un memorandum contenente le richieste dei lavoratori. Un compromesso sarebbe importante anche perché il Sudafrica è il primo esportatore mondiale di platino e a causa dello sciopero la produzione è crollata del 70%. Ma per ora a incoraggiare è solo il fatto che rispetto agli scioperi e alle proteste del 2012 le violenze sono state meno frequenti. Secondo monsignor Dowling, “non è un fatto da poco perché nessuno ha dimenticato il massacro di Marikana”. Il 16 agosto 2012 gli agenti della polizia anti-sommossa uccisero 34 minatori che protestavano all’ingresso della stessa miniera dove sei settimane fa è ripreso lo sciopero. – Misna