Pugno di ferro al Cairo. Abdel Fattah al Sisi, l’ex generale che ha destituito a luglio il presidente Mohamed Morsi, espressione dei Fratelli musulmani, ha promesso che, se sarà eletto capo di Stato, la Confraternita non esisterà più e che l’esercito non avrà nessun ruolo di potere.
A meno di tre settimane dalle presidenziali, e mentre prosegue il giro di vite contro gli oppositori e le manifestazioni con almeno un morto nella regione del Delta in scontri fra pro e anti Sisi, l’ex generale nella sua prima intervista tv non ha fatto sconti ai pro-Morsi. Alla domanda se il movimento fosse “finito”, ha risposto: “Non l’ho eliminato io, ma lo avete fatto voi egiziani”.
E al giornalista che gli ha chiesto se questo significasse che sotto la sua presidenza i Fratelli musulmani non sarebbero esistiti, Sisi ha risposto: “Sì”. Poi, sulla controversa legge sulle manifestazioni, ha affermato che “va rispettata”, mentre sulla possibilità di concedere l’amnistia agli attivisti detenuti, l’ex capo delle forze armate ha aggiunto che “si tratta di una questione nelle mani della magistratura, ma sulla quale si potrà discutere in futuro”, facendo intendere di voler lasciare una porta aperta.
In giacca blu, camicia bianca e cravatta azzurra, l’uomo forte del Paese, 59 anni, che fino al 26 marzo vestiva l’uniforme militare, è sembrato a suo agio di fronte alle domande dei giornalisti delle reti Cbc e Ontv, ai quali ha risposto in modo secco e con un tono apparentemente pacato.
Il suo è stato un discorso a tutto tondo, dalla sicurezza (quando ha promesso di eliminare il terrorismo) all’economia (“lavoreremo duramente per sconfiggere la disoccupazione”) alla vita personale: “Sono un egiziano musulmano che ama il suo Paese. Ho vissuto in un’atmosfera tollerante con diverse comunità miste, ebrei e cristiani”.
Sisi ha poi rivelato di aver accettato di candidarsi “per il bene della Patria” e ha poi aggiunto di essere sfuggito a “due tentativi di assassinio”, dando credito così alle voci che parlavano di un piano per ucciderlo.
E le prime reazioni non si sono fatte attendere. “Sisi deve capire che i precedenti presidenti egiziani sono scomparsi, ma la Confraternita è continuata ad esistere malgrado l’oppressione”, ha affermato Ashraf Adbel Ghafar, quadro dei Fratelli musulmani.
Lo sfidante Hamdine Sabbahi, leader della sinistra, ha promesso da parte sua in caso di elezione – in una dichiarazione riportata dall’agenzia Mena subito dopo la prima parte della lunga intervista di Sisi – di combattere la corruzione e di modificare la legge restrittiva sul diritto a manifestare.
Inoltre ha affermato che chi esprime pacificamente la propria opinione non deve essere arrestato, mentre le porte del carcere dovranno essere aperte ai terroristi.
Intanto il tribunale per gli Affari urgenti del Cairo ha vietato ai leader e ai membri del defunto Partito Democratico nazionale, dell’ex rais Hosni Mubarak, di candidarsi alle legislative, amministrative e presidenziali. * Giuseppe Maria Laudani – ANSAmed