06/05/14 – R.D. Congo – Militari assolti, Minova senza giustizia

di AFRICA

 

Il processo per le violenze di Minova è stato viziato sin dall’inizio dalla parzialità dei giudici militari, che hanno ignorato il ruolo chiave degli ufficiali responsabili delle truppe nei giorni delle violenze: lo dice alla MISNA Raphaël Wakenge, coordinatore della Coalizione congolese per la giustizia transnazionale.

L’attivista parla all’indomani delle sentenze emesse dalla Corte militare del Nord Kivu in relazione alle violenze e agli stupri di massa commessi a Minova, nell’est del Congo, da soldati in ritirata nel novembre 2012. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, nell’arco di una decina di giorni a subire violenze fu un numero compreso tra le 97 e le 135 donne. Tra le vittime ci furono anche minorenni e bambine. Episodi, questi, avvenuti nel contesto della rotta dell’esercito di fronte all’avanzata del gruppo ribelle Movimento 23 marzo (M23). E per i quali ieri sono stati condannati solo tre militari, se si tengono fuori dal conto le sentenze di colpevolezza relative a reati come ‘saccheggio’ o ‘insubordinazione’.

“Il processo – sottolinea Wakenge – è stato viziato da subito dalla decisione dei giudici di non ascoltare gli ufficiali responsabili delle truppe che commisero le violenze”. Una scelta portata avanti nonostante le critiche delle organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani. “Non è stata una sorpresa – dice Wakenge – che pressoché tutti gli ufficiali siano stati assolti come se non avessero alcuna autorità sui soldati”.

Secondo l’attivista, il problema di fondo è la mancanza di indipendenza della giustizia militare. “I magistrati hanno sostenuto di non avere prove sufficienti – sottolinea Wakenge – ma la verità è che vittime e testimoni hanno fornito versioni concordanti ed elementi schiaccianti a carico di soldati e ufficiali”.

Il sistema giudiziario congolese prevede che il processo celebrato dal tribunale militare del Nord Kivu sia inappellabile. Una circostanza evidenziata oggi anche dalla missione di peacekeeping delle Nazioni Unite “Monusco”, che si è per altro limitata a far sapere di volere “analizzare con attenzione” i verdetti emessi ieri. L’impegno degli attivisti, però, non verrà meno. Secondo Wakenge, l’obiettivo è “costituire una commissione specializzata mista che garantisca giustizia, affrontando anche il nodo degli ineludibili risarcimenti alle vittime”. – Misna

 

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