La Sierra Leone impone ai propri abitanti di non lasciare le proprie abitazioni per 4 giorni: dal 18 al 21 settembre si dovrà restare in casa per tentare di porre un deciso freno all’epidemia di Ebola in corso nel Paese africano, riferisce il ‘Guardian’ on line.
La mossa ha lo scopo di consentire agli operatori sanitari di identificare e isolare nuovi casi evitando che la malattia si diffonda ulteriormente, ha detto Ibrahim Ben Kargbo, consigliere presidenziale della task force anti-Ebola del Paese. “È necessario un approccio aggressivo per affrontare la diffusione di Ebola una volta per tutte”, ha aggiunto.
Finora, più di 3.500 persone sono state infettate dall’Ebola in Africa occidentale, con quasi 2.100 morti registrate in Sierra Leone, Liberia, Guinea e Nigeria dal mese di marzo, secondo i dati delle Nazioni Unite. Ma a partire da venerdì, la Sierra Leone ha registrato 491 morti. Inoltre, più di 20 operatori sanitari infetti sono morti in Sierra Leone dall’inizio dell’epidemia.
Da sangue pazienti guariti e persone immuni possibili terapie – L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato di voler sfruttare la prima ‘vittoria’ ottenuta contro l’Ebola per bloccare l’epidemia in Africa occidentale, mettendo a punto terapie ad hoc a partire proprio dal sangue di chi è guarito dalla malattia. Ma secondo Robert Garry Jr., esperto di febbri emorragiche della Tulane University che lavora in Sierra Leone, intervistato dal ‘New York Times’, una possibile arma potrebbe essere rappresentata anche dalle persone che risultano immuni al virus. Ma molti fattori rimangono oscuri: non è facile identificare gli africani che hanno anticorpi anti-Ebola e non è chiaro quanti ne debbano avere per essere davvero protetti.
“E’ giusto dire che alcune persone sono immuni – evidenzia Garry – ma attualmente non sappiamo se si tratti dell’1-2% della popolazione o anche del 20%”. Attualmente, le stime parlano di circa 1.800 sopravvissuti all’epidemia in Africa occidentale, che sono ora immuni al virus. Ma potrebbero essere molte migliaia in più: piccoli studi eseguiti in loco su famiglie coinvolte dall’Ebola hanno verificato che alcune persone sono state contagiate senza mai sviluppare sintomi della malattia. Ma anche africani che non sono mai entrati in contatto con il virus risultano avere gli anticorpi.
Secondo il virologo francese Eric Leroy, molti abitanti di villaggi rurali potrebbero essere ‘vaccinati’ semplicemente cibandosi dei frutti contaminati dai pipistrelli che sono considerati il serbatoio principale di Ebola. “Potrebbe essere un’ipotesi – dice – ma va verificata”. – – Adnkronos