“Questa rivoluzione l’hanno fatta i giovani, che ora vogliono continuare a scrivere una bella pagina di democrazia” dice alla MISNA Stefano Piemontese, un agronomo italiano responsabile di progetti di cooperazione in Burkina Faso da 15 anni.
Lo sottolinea dopo aver visto manifestare nelle città di provincia del “Paese degli uomini integri” anche ragazzi e giovanissimi, che invece di andare a scuola hanno scelto di raggiungere le sedi delle amministrazioni locali; in corteo, con i libri sotto braccio, per chiedere cambiamento, capire cosa è successo e dire come vogliono il futuro. “Manifestazioni come queste – dice Piemontese – ci sono state in tante città: l’ultima l’ho vista a Fada N’Gourma, una cittadina nell’est del paese dove ero lunedì”.
Il volontario è responsabile dei progetti di sviluppo agricolo del Movimento Shalom, una onlus di matrice cattolica che ha sede in Toscana. Nei giorni scorsi da Fada N’Gourma si è spostato a Ouargaye, una cittadina del sud del Burkina Faso, non lontana dai confini con il Benin e il Togo. “Anche qui – sottolinea – mi sono reso conto della partecipazione e della fierezza della gente, unita e determinata nel chiedere prima le dimissioni di Blaise Compaoré e poi il trasferimento del potere a una figura ‘super partes’, un civile rispettato da tutti”.
Secondo Piemontese, è difficile prevedere l’evoluzione del quadro politico nonostante gli impegni concordati ieri a Ouagadougou per una transizione che conduca a elezioni tra un anno. Di certo, dice il volontario, il trasferimento del potere da parte dei militari è avvertito come un passaggio necessario e decisivo. Anche perché, aggiunge Piemontese, il vento del Burkina Faso possa soffiare al di là delle frontiere nazionali e “raggiungere magari altri paesi dell’Africa”. – Misna