La Libia è sempre più spaccata, e non solo sul terreno. La guerra tra le fazioni filo-islamiche e quelle che sostengono il governo provvisorio, riconosciuto dalla comunità internazionale, si è spostata oggi sul piano politico, facendo precipitare il Paese ancora più nel caos.
La Corte Suprema libica ha sciolto il Parlamento eletto il 25 giugno – e costretto a riunirsi a Tobruk per motivi di sicurezza – accogliendo il ricorso di deputati islamici che a Tripoli hanno tenuto in vita l’ex assemblea, il Congresso nazionale generale, ben oltre la scadenza del suo mandato. La decisione Corte, rinviata più volte, ha riconosciuto l’incostituzionalità della nuova Camera dei Rappresentanti per essersi esiliata a Tobruk, invece di insediarsi a Tripoli e riunirsi a Bengasi come vuole la Costituzione provvisoria.
Gli osservatori non escludono però che la sentenza sia stata influenzata dalla pressione dei miliziani di Alba della Libia, la coalizione di gruppi armati filo-islamici di Tripoli e Misurata, che lo scorso agosto hanno preso il sopravvento sui rivali di Zintan, imponendo il governo “parallelo” di Omar al Hassi, esponente dei Fratelli musulmani. Subito dopo la sentenza, il Congresso ha dichiarato “nulla” l’assemblea di Tobruk, così come il governo di Abdullah al Thani, e annunciato di assumere immediatamente le funzioni del Parlamento, definendo legittime tutte le decisioni prese dallo steso Congresso, compresa la formazione del governo di salvezza nazionale, e applicabili sin da ora. E a Tripoli e Misurata è esplosa la festa degli sostenitori filo-islamici.
La notizia ha allarmato le cancellerie occidentali che riconoscono la legittimità delle elezioni di giugno, del Parlamento e del governo di Tobruk. La situazione è stata al centro di colloqui telefonici del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, con i colleghi britannico ed egiziano, Philip Hammond e Sameh Shoukry. Per il titolare della Farnesina, la crisi minaccia non solo l’Italia “ma tutti noi”, ed è necessario rilanciare l’iniziativa della Nazioni Unite.
Intervenendo alla Conferenza per la politica estera e di sicurezza al Senato, l’Alto rappresentante Ue, Federica Mogherini, ha auspicato una riconciliazione della società libica attraverso una “pressione” di Bruxelles e dell’Onu. * Laurence Figà-Talamanca – ANSAmed.