Sono ore di attesa in Puntland dove domani un comitato sarà chiamato a scegliere il nuovo presidente e vicepresidente della regione semiautonoma. “Questo è un appuntamento importante per la nostra storia – ha detto il capo di stato in carica e candidato per un nuovo mandato, Abdirahman Mohammed Farole – e per consolidare il nostro percorso democratico”.
Ieri, gli anziani dei principali clan della regione hanno scelto 66 rappresentanti chiamati a nominare il nuovo Presidente. In base alla legge, il vincitore dovrà ottenere almeno 34 preferenze, altrimenti i tre candidati con il maggior numero di voti competeranno tra loro in un ballottaggio.
Tra gli altri candidati in lizza – 11 in tutto, oltre a 9 aspiranti alla vicepresidenza – anche l’ex primo ministro somalo Abdiweli Mohammed Ali, che ha messo in guardai dal pericolo di un “enorme collasso politico, economico e della sicurezza” se Farole verrà rieletto. Accuse respinte al mittente dal capo di stato in carica dal 2009 che ha ricordato come il governo di Ali a Mogadiscio, sia stato additato più volte per corruzione e inadeguatezza.
Ali accusa anche le autorità di Garowe di aver allestito un processo elettorale “privo di trasparenza” e “incline ai brogli”. Accuse condivise anche da altri aspiranti al soglio presidenziale: finora quattro dei candidati ammessi dalla commissione hanno infatti annunciato il ritiro della competizione.
La regione – che a differenza del vicino Somaliland si considera parte dello Stato federale della Somalia – conta una popolazione di circa tre milioni e mezzo di abitanti e si estende su un terzo del territorio somalo. Di recente, indagini superficiali hanno confermato la presenza di giacimenti di idrocarburi nel sottosuolo. Nei vent’anni di guerra civile somala seguiti alla caduta del regime di Siad Barre nel 1991, Puntland e Somaliland sono state le uniche zone del paese capaci di dotarsi di governi stabili, evitando di essere trascinate nel conflitto. – Misna
