“Non è abbastanza severa” la proposta di legge europea che mira a responsabilizzare le aziende europee sull’approvvigionamento in minerali provenienti da aree di conflitto. E’ il parere di decine di organizzazioni della società civile e associazioni – tra cui Global Witness, Amnesty International, Ccfd-Terre solidaire, Christian Aid, Save the Congo e ben altre ancora – dopo che la commissione europea ha presentato ieri un nuovo testo, ridimensionato rispetto alla stesura iniziale. Secondo la nuova versione, l’adesione al meccanismo delle aziende che importano minerali grezzi e lavorati nel mercato europeo si farà su base volontaria, e la normativa riguarda solo quelle che operano nei settori dell’oro, dello stagno, del tungsteno, e del tantalio.
“Un meccanismo su base volontaria e rivolto a un numero limitato di imprese, che probabilmente non avrà un impatto significativo sui metodi di approvvigionamento in risorse naturali per la maggior parte delle aziende europee (…) Il messaggio che ne consegue è che in fondo è accettabile, per le aziende, non adottare un comportamento responsabile” scrivono le organizzazioni in un comunicato. “Tale proposta risulta anche superflua perché i governi europei hanno già approvato un insieme di principi volontari , come quelli dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico” scrivono ancora i firmatari.
Secondo le organizzazioni, la proposta europea è ben al di sotto della legge statunitense Dodd-Frank e rischia persino di “indebolire le norme internazionali”.* Celine Camoin – Atlasweb