07/06/13 – Egitto – Al Aswani, Tamarod l’idea piu’creativa degli ultimi due anni

di AFRICA

 

”Direi che le questioni che emergono dal mio nuovo romanzo sono le stesse dell’Egitto di oggi. C’e’ una relazione tra il libro e la rivoluzione, anche se me ne sono reso conto solo scrivendo l’ultimo capitolo”. A parlare con ANSAmed e’ Alaa Al Aswani, internazionalmente noto per il suo ‘Palazzo Yacubian’, ed il cui nuovo romanzo ‘Nady Alsayarat’ (Automobile Club, 600 pagine edite da Shourouk), che aveva cominciato a scrivere alcuni anni fa e gia’ un best seller in Egitto, e’ in traduzione per Feltrinelli.

Ambientato negli anni Quaranta e dunque prima della rivoluzione nasseriana, il romanzo e’ centrato sull’arrivo delle prime automobili in Egitto, sugli europei che le guidavano e sui loro servitori provenienti dalle zone povere del sud. Vi vengono cosi’ rappresentate ”due societa’ – racconta Al Aswani – quella degli stranieri e quella dei loro servi di pelle scura”. Ma se questo e’ il tema generale, prosegue, ”dal suo interno emerge la questione: sono tutti preparati per la rivoluzione? Se la scelta e’ tra essere oppressi da un dittatore ma vivere sicuri e lessere liberi ma insicuri, cosa si preferirebbe?”. Un problema ben chiaro all’Egitto di oggi, dove alla caduta di Mubarak hanno fatto seguito non solo due anni di instabilita’ politica, ma anche un peggioramento della sicurezza e una minore presenza di polizia nelle strade. ”La liberta’ non e’ un regalo di Natale – sottolinea – bisogna pagare un prezzo”. Soprattutto tra i piu’ anziani, molti dicono che forse si stava meglio prima. ”Si’ ma bisogna guardare alla storia – risponde – tutte le rivoluzioni sono state fatte da una minoranza, di solito il 10-15%. In Egitto erano di piu’, 20 milioni di persone su 90-95”. Ora la societa’ e’ divisa in tre – spiega – tra i ‘fulul’ del vecchio regime, i rivoluzionari e le masse passive, condizionata dalle forze controrivoluzionarie.

Ma, soprattutto, la salita al potere dei Fratelli Musulmani ha dato inizio ad un regime ch Al Aswani non esita a definire ‘fascista’, e rispetto al quale e’ piu’ appropriato parlare – dice – di ”resistenza” invece che di ”opposizione”, termine che ”fa riferimento ad una democrazia compiuta”.

”Abbiamo un presidente ”che e’ si’ stato eletto in modo legale – sottolinea – ma ha poi violato la Costituzione, la cui polizia ha ucciso cento persone e si e’ rivelata piu’ brutale di quella di Mubarak: sono stati documentati almeno quattro casi di violenza sessuale ai danni di detenuti maschi”.

E non e’ piu’ vero come un tempo, prosegue, che i Fratelli Musulmani abbiamo influenza fra la gente povera: ”e’ ormai evidente a tutti che sono bugiardi, incompetenti e corrotti, non serve un PhD per capirlo”.

Ma la strada per sconfiggere questo nuovo regime non puo’ che essere democratica e pacifica, sottolinea. Come quella imboccata da poche settimane dal movimento dei ‘Ribelli’ (Tamarod) che puntano a raccogliere 15 milioni di firme di sfiducia a Morsi, per portarle davanti al suo palazzo il 30 giugno, anniversario del suo insediamento, e chiedere presidenziali anticipate.

”Quella dei ‘Ribelli’ e’ l’idea piu’ intelligente e creativa degli ultimi due anni – dice entusiasta lo scrittore, uno dei fondatori del movimento di opposizione Kefaya (Basta!) ai tempi di Mubarak. ”Un’idea venuta ad alcuni giovani rivoluzionari”. Ma quale fondamento giuridico puo’ avere la loro iniziativa? Se l’Egitto avesse un parlamento eletto – spiega lo scrittore, con riferimento all’Assemblea del Popolo sciolta dalla Corte costituzionale e per la quale non sono state ancora indette nuove elezioni – ”una maggioranza di due terzi potrebbe chiedere elezioni presidenziali anticipate. Ma se non c’e’ il Parlamento, il potere torna alla gente. Se otteniamo piu’ firme dei voti raccolti da Morsi (13,2 milioni, ndr.) c’e’ il diritto di chiedere un nuovo voto. I Ribelli si rivolgeranno alla Corte costituzionale per chiedere proprio questo”.

Ma se la battaglia legale non desse frutti, conclude, 15 milioni di firme di sfiducia hanno un peso politico tale che Morsi ”non potrebbe fare altro che obbedire”. * Luciana Borsatti – (ANSAmed).

 

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