Se da alcune ore le armi non si fanno sentire nel nord-est del Mali, non per questo appare in discesa la strada dei negoziati che si aprono oggi a Ouagadougou con la mediazione della Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao). Dopo un anno di tregua, seppure solo sulla carta, la ripresa degli scontri diretti tra l’esercito maliano e la ribellione del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) ad Anefis e Amassine, a un centinaio di chilometri a sud e ad est di Kidal, non dovrebbe, però, impedire alle parti rivali di sedersi attorno allo stesso tavolo.
Nel pomeriggio il mediatore regionale, il presidente burkinabe Blaise Compaoré, riceverà le due parti coinvolte nella crisi: da una parte la delegazione maliana guidata da Tiébilé Dramé, emissario della presidenza maliana per i negoziati con i gruppi armati del nord, e dall’altra una commissione di 35 rappresentanti della coalizione ‘Mnla-Alto Consiglio per l’Unità dell’Azawad (Hcua)’, coordinati da Mahamadou Djeri Maiga, vicepresidente dell’Mnla, e da Mohamed Aharib. “L’obiettivo del dialogo diretto è quello di trovare in tempi brevi un compromesso sull’organizzazione del voto su tutto il territorio maliano, sull’agenda e sul luogo dei futuri negoziati dopo le elezioni di luglio” ha detto il capo della diplomazia burkinabe, Djibril Yipènè Bassolè, aggiungendo che “esiste già un accordo sulle questioni essenziali, c’è una buona predisposizione delle due parti”.
Ma sul terreno l’interruzione delle operazioni non significa la fine dell’offensiva lanciata martedì dalle truppe di Bamako per riconquistare Kidal. “Stiamo consolidando le nostre posizioni ad Anefis, ormai sotto il nostro pieno controllo, in attesa di condizioni favorevoli al proseguimento dell’offensiva verso Kidal” ha dichiarato il portavoce dell’esercito, Souleymane Maiga. Sulla base del nuovo bilancio ufficiale, nei combattimenti dei giorni scorsi nella zona di Anefis 30 ribelli sono stati uccisi e due soldati feriti. Ma il vicepresidente dell’Mnla ha avvertito che “ora ci troviamo alle porte di Anefis e ci stiamo preparando ad una contro-offensiva”. Nel villaggio che dista 120 km da Kidal è arrivato un centinaio di soldati francesi, a sostegno delle truppe maliane.
Intanto, nel giorno dell’apertura dei colloqui diretti due rapporti stilati da Amnesty International e da Human Rights Watch accusano le forze di sicurezza maliane e tutti i gruppi ribelli tuareg ed islamici – sia l’Mnla che il Mujao – di aver commesso esazioni e violazioni dei diritti umani ai danni dei civili su “base razziale” e da considerare “crimini di guerra”. Inoltre le due ong si dicono “preoccupate” per il fatto che l’esercito francese e i contingenti africani dispiegati in Mali “hanno consegnato prigionieri alle autorità maliane pur sapendo che questi rischiavano di venire torturati o maltrattati”. – Misna