Piazze ancora mobilitate sui due fronti in Egitto a tre giorni dalla deposizione di Mohamed Morsi. Fra acrobazie di elicotteri e jet militari al tramonto su piazza Tahrir (dove si e’ radunata un’autentica marea umana), la pressione popolare non sembra smuovere l’impasse politica nella quale e’ stato ricacciato il paese.
Dopo la frenata sul nome dell’ex capo dell’Aiea Mohamed el Baradei come primo ministro ad interim, per le difficolta’ incontrate sul fronte degli islamici, il presidente ad interim Adly Mansour fatica a trovare una soluzione al primo rebus nella delicata e incerta transizione che dovrebbe sfociare in elezioni presidenziali anticipate ed una nuova costituzione. Il livello di tensione e il rischio di nuove esplosioni di violenza continuano a preoccupare la comunita’ internazionale. Oggi il presidente russo Vladimir Putin ha evocato il rischio in Egitto di una guerra civile alla siriana, mentre il presidente Usa Barack Obama ha nuovamente condannato le violenze precisando che Washington non sostiene nessuna formazione politica in Egitto. Una riposta alla Fratellanza che ha bollato Baradei come ”uomo degli Usa” e anche al movimento dei Ribelli che aveva accusato gli Usa di avere troppo apertamente sostenuto la Fratellanza. Deposto un presidente in 48 ore, la politica egiziana in tre giorni non ha ancora trovato la formula che, oltre ad essere inclusiva, come ha sottolineato il ministro della difesa Abdel Fattah el Sissi annunciando la road map della transizione, dia garanzie sul fronte della tenuta economica del paese. Il premier ideale dovrebbe fare da collante a formazioni politiche molto diverse fra loro, dai salafiti di el Nour al movimento dei Riballi di Tamarod, mentre la Fratellanza musulmana continua a chiamarsi fuori da qualsiasi trattativa per la formazione di un governo di coalizione, continuando a gridare al golpe militare. Il portavoce Gehad el Haddad ha scritto su twitter che Morsi e il suo staff sono tuttora detenuti dalla ”giunta militare” senza che se ne abbiano notizie in un luogo tenuto segreto.
Il nome che era girato con insistenza, fino all’annuncio a sorpresa di una accettazione dell’incarico da premier da parte di el Baradei, era quello del governatore della banca centrale Hisham Ramez, nominato da Morsi. Piace, a quanto scrivono i media egiziani, al el Sissi e agli imprenditori. Ma molte voci continuano a darlo piuttosto scettico sulla scelta di lasciare il posto in banca centrale per tentare l’avventura politica. Una difficolta’ ulteriore e’ che i ribelli di Tamarod continuano a insistere su un nome secco, quello di Baradei. Nella rosa dei nomi sta cominciando a circolare anche quello di Zeyad Baha Eddin, economista che ha guidato l’authority finanziaria egiziana.
Mentre continuano i tentativi di fare uscire l’Egitto dall’ennesima crisi politica, sta avendo successo un’iniziativa di raccolti di fondi lanciata dall’emittente egiziana Cbc, il cui proprietario Mohamed el Amin e’ il tycoon accusato recentemente da Morsi di usare le sue televisioni contro la presidenza, evadendo massicciamente il fisco. Alla raccolta di fondi ”Sostieni l’Egitto” sul conto 306/306 hanno promesso contributi le forze armate e il ministero dell’interno, scrive al Ahram online, con l’obiettivo di raccogliere dieci miliardi di lire egiziane, pare a circa un miliardo di euro. In attesa delle risposte della politica. * Danila Clegg – ANSAmed.