”Per opporsi ai Fratelli musulmani non e’ necessario essere iper-nazionalisti, e per opporsi ai militari non e’ necessario essere islamisti”. Mona Eltahawy, attivista e opinionista egiziano-americana, ha sintetizzato così la sua posizione sulla frattura apertasi in Egitto dopo la deposizione del presidente Morsi, il 3 luglio scorso, ed i sanguinosi sgomberi delle piazze dei suoi sostenitori.
E lo ha fatto dall’Italia, dove è stata ospite del Festival di Internazionale a Ferrara, proprio nel giorno in cui in Egitto si celebravano le forze armate, e nuove manifestazioni dei pro-Morsi hanno portato alla morte di una cinquantina di persone. ”Sono contraria alla violenza da qualunque parte essa giunga – ha sottolinea in un’intervista all’ANSA – dall’esercito come dagli islamisti. Non voglio un governo militare ne’ un governo islamista: l’Egitto e’ molto piu’ grande di tutto questo, dobbiamo cominciare a costruire attivamente un’alternativa”.
Il generale Abdel Fatah al Sissi, regista della destituzione di Morsi dopo grandi manifestazioni di piazza, ”deve capire che l’Egitto ormai e’ cambiato per sempre – ha sottolineato ancora la giornalista, che nel novembre 2011 subi’ due fratture mentre veniva arrestata dalla polizia a Tahrir -. E anche i Fratelli musulmani devono capire che la politica è accettazione dell’altro”. Anche se hanno subito, riconosce senza esitare, gravi violazioni dei diritti umani nel corso della repressione delle loro proteste di questi ultimi mesi. ”Non si puo’ rimanere in silenzio di fronte a quanto accaduto, sono molti gruppi e attivisti a dirlo dalla sezione egiziana di Human Rights Watch a Gamal Eid”, ha precisato, citando il rappresentante dell’Arabic Network for Human Rights Information presente anch’egli a Ferrara, su iniziativa dell’ong italiana Cospe.
Mona Eltahawy, tornata a vivere al Cairo dopo aver vissuto a lungo a New York, prende dunque una posizione molto netta rispetto ad un diffuso atteggiamento nell’opinione pubblica e sui media egiziani, in cui molti hanno sposato acriticamente la linea del sostegno ai militari contro i Fratelli “terroristi”.
E coerentemente combatte un’analoga battaglia anche per l’emancipazione delle donne nel suo Paese. ”Finora – ha proseguito – la rivoluzione è rimasta fuori della porta di casa: anche dopo la caduta di Mubarak, la sua figura di ‘padre’ autoritario è rimasta nelle menti e nelle camere da letto degli egiziani”.
Che ora sono pronti, ha aggiunto, a sostituire in quel ruolo il generale al-Sissi, ”che ci tratta tutti come bambini”. A chi dunque protesta contro il coprifuoco notturno imposto dall’esercito, ”io rispondo: ricordati che tua sorella è sotto il coprifuoco tutti i giorni”. Da qui la necessità di fare una battaglia per le donne, in primo luogo culturale ma anche sul piano legale, contro la violenza sessuale e per i loro diritti anche politici.
”Dobbiamo fare campagne mediatiche, creare un protocollo per medici e infermieri che hanno a che fare con donne vittime di abusi, formare gli agenti di polizia che intervengono, coinvolgere i campioni del calcio perché aiutino a sensibilizzare i ragazzi contro le molestie e le violenze”. Ma Mona si prepara anche ad una sua personale battaglia giudiziaria a New York, dove il 16 ottobre si terrà un’udienza nel procedimento a suo carico per aver spruzzato con vernice rossa, nel novembre 2012, un poster anti-islamico nella metropolitana di Manhattan – episodio ripreso in un video su youtube. ”Voglio che la vicenda vada a processo – ha detto – per permettermi di difendere pubblicamente il diritto alla libertà di espressione e di dire no all’incitamento alla violenza contro i musulmani americani”. Sul manifesto, firmato dall’American Freedoman Defense Intiziative, si invitava a sostenere Israele e sconfiggere la jihad, sostenendo “l’uomo civilizzato” contro “il selvaggio”. Questo tipo di propadanda, ha detto Mona Eltahawy e’ all’origine di molti atti di violenza contro i musulmani, ”ritenuti collettivamente responsabili” dell’11 settembre e altri atti terroristici. The ad states: ‘In any war between the civilized man and the savage, support the civilized man.’ It adds, ‘Support Israel.* Luciana Borsatti – Ansa