Il capoluogo settentrionale di Gao è stato bersagliato da colpi d’obice, esplosi da Bourem, una località più a nord: lo hanno riferito fonti dello stato maggiore dell’esercito maliano, precisando che dell’attacco sono ritenuti responsabili “esponenti islamici”. Sabato 28 settembre un attentato suicida nella città sacra di Timbuctù, rivendicato da Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), aveva ucciso due civili, quattro miliziani e ferito sette soldati maliani. Nei giorni successivi anche il terzo capoluogo settentrionale di Kidal era stato colpito da un attentato seguito da scontri tra ribelli tuareg e soldati maliani.
L’attacco a Gao si è verificato a poche ore dall’annuncio della ripresa dei negoziati di pace da parte delle ribellioni tuareg ed arabe dell’Azawad, la vasta regione desertica settentrionale teatro di una crisi armata durata 18 mesi. I colloqui con Bamako erano stati sospesi unilateralmente alla fine del mese scorso dal Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), dall’Alto Consiglio per l’Unità dell’Azawad (Hcua) e dal Movimento Arabo dell’Azawad (Maa). “E’ importante che i negoziati tra le due parti ricomincino al più presto. Sono l’unica soluzione” aveva detto venerdì scorso l’inviato speciale dell’Onu in Mali, Bert Koenders, al termine di un colloquio con il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, mediatore nella crisi maliana. La ripresa delle trattative, che dovrebbero portare alla definizione dello statuto del Nord, è stata annunciata da Ibrahim Ag Mohamed Assaleh, responsabile delle relazioni esterne dell’Mnla. Nei giorni scorsi, in segno di buona volontà, il governo ha autorizzato la liberazione di 23 prigionieri arrestati durante le operazioni militari nel nord nei mesi scorsi; la scarcerazione di detenuti dalle due parti è prevista dall’accordo di pace preliminare firmato lo scorso giugno a Ouagadougou.
Oltre al nodo dell’instabilità nelle regioni settentrionali, il presidente Ibrahim Boubacar Keita ha dovuto far fronte all’insurrezione di un gruppo di soldati nel campo militare di Kati, a 15 km dalla capitale. Il sito d’informazione locale ‘Mali.jet’ ha riferito che al controverso generale Amadou Haya Sanogo – il capo della giunta militare autrice del colpo di stato del marzo 2012 – è stato dato un ultimatum di 48 ore per lasciare il Campo Soundiata Keita di Kati. Con voce critica alcuni media sostengono che Sanogo potrebbe aver già trovato ospitalità nell’ex ufficio del presidente Keita. Se la notizia venisse confermata, sottolinea la stessa fonte d’informazione, rappresenterebbe una prova della volontà delle autorità di mettere Sanogo “in sicurezza”. Secondo i detrattori del capo dello Stato, Keita gode del pieno sostegno della ex giunta militare. – Misna