“A causa del conflitto e dei recenti bombardamenti in Libia suggeriamo ai nostri concittadini di lasciare il paese immediatamente”. Lo scrive il ministero degli Esteri turco in una nota diffusa nelle scorse ore. A preoccupare le autorità di Ankara è anche la minaccia comparsa su una pagina Facebook che potrebbe essere legata all’aviazione militare libica e in cui si minacciava l’abbattimento di aerei militari e civili turchi.
Il governo turco, in un altro comunicato ha parlato di “affermazioni irresponsabili, in violazione della legalità internazionale”. In precedenza la compagnia di bandiera Turkish airlines, l’unica a volare ancora su Misurata, aveva annunciato la sospensione delle attività nel paese nordafricano.
Le autorità libiche internazionalmente riconosciute guardano da tempo con sospetto all’agenda di politica estera del governo di Recep Tayyip Erdogan, descritta come “pro-islamista” e dunque in linea di principio favorevole alle forze politiche che controllano la capitale Tripoli, su cui l’esecutivo di Abdullah al-Thinni non ha potere.
Proprio da questa parte politica, attraverso il rappresentante libico presso la Lega araba, Ashour Abu Rashed, è arrivato un appello alla fine dell’embargo sulle armi in vigore dal 2011. La cancellazione della misura, ha sostenuto il diplomatico, aiuterebbe la lotta contro le milizie che ancora imperversano in gran parte del paese. “La comunità internazionale – ha chiesto Abu Rashed – si assuma le sue responsabilità morali e legali, e armi senza indugio l’esercito libico”. – Misna