Il gruppo separatista dell’est libico non contratterà con il nuovo premier Ahmed Mitig per la riapertura di due dei maggiori terminal libici, Sidra e Ras Lanuf, occupati dalla fine di luglio. Lo ha riferito da Abdo Rabbo Al Barassi, primo ministro dell’autoproclamato governo della Cirenaica in un intervento televisivo. Il movimento, che accusa gli islamisti in Parlamento di non rispettare gli accordi presi dal governo, ha inoltre detto di non voler scendere a patti con Mitig salito al potere illegalmente.
Intanto il capo dell’intelligence dell’est libico, Ibrahim al-Senussi Akila, è stato ucciso con colpi di arma da fuoco vicino ad un centro medico della città, Lo riferisce il sito di Al Arabiya, citando fonti della sicurezza. Il colonnello Akila si trovava nella sua vettura quando gli assalitori hanno aperto il fuoco, colpendolo con due proiettili, uno dei quali al collo. Bengasi, capoluogo della Cirenaica e culla della rivolta contro l’ex rais Gheddafi, è dalla caduta di quest’ultimo in perenne contrasto con le autorità centrali e teatro di violenze che hanno ucciso decine tra uomini delle forze dell’ordine, giudici e stranieri. Tra le vittime anche il capo dell’intelligence militare, assassinato a dicembre.
Il nuovo giovane capo del governo che i separatisti non riconoscono è diventato premier domenica scorsa, in un clima di caos durante la votazione in Parlamento. La sua nomina è stata infatti bollata come illegale da alcuni deputati, secondo cui il noto imprenditore di Misurata non avrebbe raggiunto i 120 voti necessari per diventare premier.
Il mese scorso l’ex primo ministro Abdulla Al Thani era riuscito a riprendere il controllo, dopo lunghi negoziati, dei più piccoli terminal Zuietina e Hariga. Secondo un accordo con i ribelli dell’est la riapertura dei terminal piu’ grandi Sidra e Ras Lanuf sarebbe seguita nei mesi a venire. L’accordo sarebbe stato facilitato da una serie di condizioni. Al momento l’unica rispettata è stata la formazione di una commissione d’inchiesta per indagare irregolarità nella vendita di greggio. Tra gli altri punti negoziati figurano anche il trasferimento del quartier generale delle forze di sicurezza che proteggono gli impianti petroliferi nella cittadina orientale di Brega e di pagare gli arretrati alle guardie di sicurezza che bloccavano gli impianti. Il gruppo ha inoltre chiesto al governo di ritirare l’ordine di intervento militare in Cirenaica al fine di liberare i porti e di non perseguire legalmente i responsabili del blocco.
Il gruppo separatista in questione, l’Ufficio politico della Cirenaica, è stato formato dall’ex rivoluzionario Ibrahim Jadran, in prima linea durante la rivoluzione che ha deposto Gheddafi. Dopo la guerra del 2011 era diventato responsabile delle guardie di sicurezza di alcuni impianti petroliferi. Ma dalla fine di luglio il 34enne Jadran ha approfittato della sua posizione per guidare le proteste che hanno bloccato i maggiori porti del paese accusando il governo di corruzione sulla vendita di greggio e di marginalizzare l’est del paese. Jadran chiedeva quindi di trattenere una quota maggiore dei proventi dell’export e di trasferire le sedi di alcune istituzioni chiave a Bengasi, seconda città libica, oltre ad indire un referendum sull’autonomia della Cirenaica. Il blocco dei porti e la conseguente interruzione della produzione e delle esportazioni dall’est ha messo in ginocchio l’economia libica, con perdite per oltre 10 miliardi di euro in un Paese che dipende primariamente dal petrolio. La produzione era infatti calata a 250.000 barili/g, contro i 1.6 milioni del periodo gheddafiano. (ANSAmed).