”Tutti in Tunisia vogliono la democrazia, il pluralismo, la tutela delle donne e il rispetto dei diritti umani. In politica però ognuno ha la sua ricetta per raggiungere il medesimo obiettivo. Quel che conta è che alla fine ce l’abbiamo, ma restano importanti sfide da affrontare: terrorismo, disoccupazione e sviluppo”. Così la vicepresidente dell’Assemblea costituente tunisina, Meherzia Labidi, intervenuta oggi a Roma in un incontro sulla Costituzione tunisina organizzato dall’Ispi alla Camera dei Deputati. Luci e ombre nella Tunisia della grande transizione, che a tre anni dalla caduta di Ben Ali e a pochi mesi dall’approvazione della nuova Costituzione viene guardata come un esempio dagli altri Paesi del Mediterraneo che hanno sperimentato la cosiddetta Primavera. ”Un lavoro molto complesso quello in seno alla Costituente, che spesso mi è parso impossibile superare. Partivamo da progetti e idee cosi’ diversi e spesso contraddittori”, ricorda Labidi, eletta in seno alla Costituente nelle fila del partito islamista di Ennahda, in rappresentanza dei tunisini residenti all’estero (Francia). ”Ma siamo riusciti ad andare oltre i grandi momenti di scontro e di crisi provocati dagli assassini politici di Chokri Belaid e Mohamed Brahimi che rischiavano di fare tornare indietro il Paese”, afferma.
Un rammarico la vicepresidente della Costituente tunisina lo ha: la Carta non ha fatto molto per i giovani. ”Alle prossime elezioni politiche e presidenziali che si terranno entro la fine del 2014 tenteremo di fare di più”, dice. Per loro, servono ”formazione e maggior coinvolgimento da parte dei partiti politici”. Un modo, dice ad ANSAmed a margine del convegno, ”per impedire che vengano attratti dal terrorismo”.
Per ora il bicchiere resta comunque mezzo pieno. La Carta approvata a gennaio è indubbiamente frutto di un compromesso tra Ennahda e il partito di ispirazione socialista democratica Ettakatol, ”dettato forse anche da quanto stava accadendo alla Fratellanza in Egitto”, ha tenuto a sottolineare nel suo intervento l’ambasciatore Pietro Benassi, già capomissione italiano in Tunisia nei giorni della rivoluzione. ”Una Costituzione tuttavia ammirevole – ha proseguito – dove il ruolo dell’Islam, la libertà di culto e di conoscenza, i diritti umani, il ruolo della donna e l’equilibrio dei poteri hanno trovato il loro posto”. Elementi che possono impedire sì al Paese di tornare alla dittatura, ma che non bastano. ”Fatta la Costituzione – avverte il diplomatico – questa dovrà essere applicata e fatta rispettare dalle magistrature locali”. Il cammino è dunque ancora lungo. ”L’approvazione della Carta – conclude – non significa che la tempesta sia finita. Passare ad altro, distogliendo lo sguardo, avverte, ”saremo chiamati nuovamente a occuparci di situazione spiacevoli”.
Per questo, l’Italia e l’Ue possono e devono fare la loro parte, sostenendo la democratizzazione del Paese, conme rileva la vicepresidente della Camera dei Deputati, Marina Sereni. * Cristiana Missori (ANSAmed).