“La nostra speranza è che torni presto la calma, ma non abbiamo idea come la situazione si evolverà” dice all’Agenzia Fides p. Rafic Greiche, responsabile delle comunicazione per i Vescovi cattolici d’Egitto, che dice che gli scontri si stanno avvicinando all’area dove risiede.
Negli scontri davanti alla sede della Guardia Repubblicana almeno 42 persone sono morte e 300 sono rimaste ferite.
Del clima di violenza ne ha fatte le spese anche un sacerdote copto ucciso, il 6 luglio, ad El Arish, città nella penisola del Sinai, al confine con la Striscia di Gaza.
“La Chiesa copta ortodossa attaccata ad El Arish,, il cui parroco è stato ucciso, era già stata assalita e bruciata tre mesi fa” ricorda p. Greiche. “Il Sinai è una zona ormai senza controllo da parte dello Stato per la presenza di diversi gruppi armati, jiadisti e di altro tipo”.
È notizia dell’ultimo momento che la dirigenza della Fratellanza Musulmana ha lanciato un appello al popolo egiziano alla rivolta contro l’esercito, che ha deposto il Presidente Mohammed Morsi.
Chiediamo a p. Greiche se a suo avviso l’Egitto si trova sull’orlo della guerra civile. “Tecnicamente una guerra civile avviene tra diversi gruppi armati” risponde. “In questo momento abbiamo uno scontro tra una maggioranza ed una minoranza organizzata, con l’esercito e la polizia a dividere i contendenti”. “Non è una guerra civile come in Siria” almeno non ancora, perché p. Rafic aggiunge che “gruppi palestinesi e siriani hanno affermato che vogliono entrare in Egitto per seminare il caos”. Inoltre dalla Libia continuano i flussi di armamenti depredati dai depositi del defunto leader Gheddafi o da quelli donati ai ribelli dai Paesi arabi e della NATO. – Ag. Fides